USS Triton

USS Triton (SSRN-586), il costoso ed inutile sottomarino USA da “picchettaggio radar”

Lo USS Triton (SSRN-586) è stato un sottomarino della US Navy abbastanza particolare: unico battello subacqueo atomico da “picchettaggio radar” mai costruito, unico sottomarino occidentale a montare due reattori nucleari e primo in assoluto ad effettuare la circumnavigazione del globo in immersione (Operazione Sandblast).

Oltre a questo, è stato a lungo il più grosso sottomarino americano realizzato, è costato uno sproposito ed ha avuto una carriera operativa brevissima (appena dieci anni: 1959-1969).

Insomma, un battello per certi versi unico, potente, grosso e molto interessante, ma divenuto subito obsoleto per il suo ruolo e troppo costoso per essere usato come “semplice” sottomarino nucleare da attacco.

Storia

Il picchettaggio radar

Le origini dello USS Triton si possono ritrovare nella necessità che aveva la marina americana di un sottomarino da picchettaggio radar ad alte prestazioni. Ma che roba è il picchettaggio radar?

Molto in breve, si trattava di equipaggiare un’installazione terrestre, un aereo, un sottomarino, una nave o in generale qualunque cosa potesse galleggiare e/o volare con un radar particolarmente potente, sistemarlo in una posizione avanzata rispetto ad un certo obiettivo da difendere ed utilizzarlo per prevenire attacchi a sorpresa (solitamente aerei).

Questo concetto era nato durante la seconda guerra mondiale, in particolare durante la campagna del Pacifico, contro l’Impero Giapponese: le flotte alleate, infatti, volevano evitare di ritrovarsi vittime di attacchi a sorpresa condotti dalle forze nipponiche, in particolare dai temuti kamikaze. Per questo motivo, il grosso delle navi era preceduto da un “velo” di unità leggere, solitamente cacciatorpediniere, che avevano lo scopo di dare l’allarme al resto della flotta in caso di problemi: i picchetti radar.

Questa soluzione aveva un problema di fondo: l’elevatissimo tasso di perdite subìto dalle unità navali utilizzate per questo tipo di missione. Infatti queste navi erano le prime che i giapponesi incontravano durante i loro attacchi, e quindi le bersagliavano senza pietà. Si trattava di una missione vitale, che consentiva di evitare perdite troppo elevate, ma che per sua natura esponeva a rischi enormi gli uomini (ed i mezzi) incaricati a svolgerla.

Precisazione: gli americani non furono gli unici, durante il secondo conflitto mondiale, ad utilizzare i picchetti radar. La Germania nazista, infatti, aveva alcune navi da carico attrezzate per questo tipo di missioni, e la stessa Marina Imperiale Giapponese modificò un paio di sommergibili.

USS Triton - Struttura interna
Struttura interna dello USS Triton. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: All Hands magazine – U.S. Navy Bureau of Personnel. US Public Domain

Il pericolo sovietico

Comunque, nell’immediato dopoguerra, gli Stati Uniti furono il Paese che più sviluppò questo tipo di operazioni: nei piani della marina americana, infatti, ogni gruppo navale con portaerei avrebbe dovuto avere alcuni picchetti radar in avanscoperta, in modo da individuare eventuali minacce. Ormai, il pericolo non erano più i kamikaze, ma i missili aviolanciati sovietici: quindi, si iniziarono a convertire cacciatorpediniere, navi da carico e simili per il nuovo tipo di missione. La questione, però erano le perdite: durante la seconda guerra mondiale, molti picchetti radar erano stati affondati, o avevano subìto danni gravissimi. Per questo motivo, si pensò da subito ad usare i sottomarini, che avevano maggiori capacità di sopravvivenza. E qui iniziarono i problemi.

I picchetti radar, infatti, avrebbero dovuto precedere i gruppi navali con portaerei, che avevano una velocità piuttosto elevata. Ma i sottomarini convenzionali (anche quelli di nuova costruzione) superavano di poco i venti nodi: sufficienti per appoggiare operazioni anfibie, ma completamente inadatti per accompagnare delle portaerei in alto mare. Per le portaerei, dunque, serviva qualcosa di più performante.

L’atomo fu la risposta.

Nasce lo USS Triton

La solita divisione navale della General Dynamics iniziò a lavorare su quello che sarebbe diventato il Triton nel 1954-1955. Inizialmente, i progettisti si “tennero bassi”: 120 metri di lunghezza e 12 di larghezza, con un dislocamento di 4.800 tonnellate in superficie e 6.500 in immersione. Già così, erano abbondantemente sopra a tutto quello che era stato realizzato (di atomico) dalla cantieristica americana fino a quel momento. Gli stessi costi, poi, erano qualcosa di mai visto: 78 milioni di dollari, una cifra mostruosa, che faceva impallidire i già troppi 55 milioni dello USS Nautilus. Ma le stime, è il caso di dirlo, furono troppo ottimistiche: la particolarità del sistema propulsivo (due reattori nucleari, ne parleremo dopo) e la strumentazione necessaria al picchettaggio determinarono un aumento di dimensioni e, ovviamente, di costi.

Lo USS Triton (SSRN-586) venne impostato a Groton nel 1956, varato nel 1958 e commissionato l’anno successivo. La costruzione non fu semplice. Lo USS Triton, infatti, era piuttosto grosso, ed occupava più spazio del previsto. Il problema principale fu la lunghezza: a lavori abbondantemente iniziati, infatti, i tecnici si accorsero che la prua di fatto ostruiva la ferrovia usata nel cantiere per trasportare i materiali. La soluzione fu rapida e semplice: si decise di segare un pezzo di prua, e di riattaccarlo qualche giorno prima del varo. Ugualmente, gli ultimi 15 metri della poppa vennero realizzati a parte, lì vicino, ed uniti anch’essi prima del varo. Altro problema, la falsatorre: era troppo alta. Quindi, gli ultimi 3,7 metri furono tagliati e riattaccati in seguito.

Per farla breve: vararlo non fu una cosa semplice.

La marina americana, inizialmente, avrebbe voluto realizzarne otto, ma come vedremo fu costretta a cambiare idea.

USS Triton - Varo
Il Varo dello USS Triton. Notare la falsatorre, più bassa per la mancanza della parte superiore. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: US Navy. US Public Domain

Descrizione tecnica

Una struttura antiquata

Lo USS Triton, nella sua configurazione finale, era lungo 136 metri e largo 11, con un dislocamento in immersione che superava senza troppi problemi le 7.700 tonnellate.

Strutturalmente, apparteneva chiaramente alla prima generazione di sottomarini atomici americani: doppio scafo ed una forma “a lama” derivata direttamente dai battelli subacquei (tedeschi) della seconda guerra mondiale. La cosa che più spiccava, oltre alle dimensioni, era il torrione di comando: lungo 21 metri e largo sette, era il più grosso mai realizzato in America. All’interno, i progettisti vi avevano ricavato lo spazio per l’AN/SPS-26, un’antenna radar 3D che costituiva, in pratica, il suo equipaggiamento di missione principale. Questa antenna era piuttosto grossa, e veniva tenuta in un apposito vano all’interno del torrione quando non era in uso. Oltre all’antenna, in questa struttura vi erano anche 96 cuccette ed un paio di sistemazioni per gli ufficiali…

Come si può vedere, dal punto di vista strutturale era piuttosto antiquato. Infatti, non teneva minimamente conto delle innovazioni che stavano per essere introdotte sullo Skipjack, con il nuovo tipo di scafo a goccia fatto per esaltare le prestazioni subacquee. Eppure, i due battelli erano praticamente coetanei. Come mai i progettisti fecero una scelta del genere?

Sottomarino USS Triton
Lo USS Triton fotografato durante le prove in mare, nel 1959. Immagine derivata da Wikimedia Commons. Credits: US Navy. US Public Domain

Il motivo è tutto nel tipo di missione. Lo scafo a goccia aveva un ottimo comportamento in immersione, mentre in superficie non era un gran che. La forma “classica” a lama, invece, era l’ideale per navigare in superficie, e lo USS Triton, per svolgere il suo ruolo di picchetto, doveva necessariamente essere in emersione. Oltre alla forma, su questo sottomarino erano anche state montate qualcosa come 22 casse di zavorra, un record ancora oggi insuperato per un sottomarino americano.

Insomma, il Triton era progettato per dare il meglio di sé in emersione.

La dotazione elettronica e l’armamento

L’apparato principale imbarcato era sicuramente il radar da ricerca. Lo abbiamo incontrato poco sopra: un AN/SPS-26 a “tre dimensioni” ed a scansione elettronica, progettato per individuare qualunque cosa in volo da zero a 23.000 metri, su distanze di 120 km. Inizialmente, il Triton avrebbe dovuto montare la stessa strumentazione dei sottomarini picchetti radar che lo avevano preceduto, ovvero un radar da ricerca BPS-2 unito ad un rilevatore di quota BPS-3. Ma l’AN/SPS-26 era molto più avanzato (le famose tre dimensioni), e riusciva a svolgere entrambe le funzioni. L’unica limitazione era che per funzionare doveva essere in emersione, ma la marina stava già lavorando ad una versione perfezionata, che poteva essere utilizzata sott’acqua (spoiler: questa versione rimase sulla carta).

Per quello che riguarda la caccia ai bersagli subacquei, il Triton montava un sonar passivo AN/BQR-7, che nelle condizioni ideali riusciva ad individuare un sottomarino nemico ad oltre 60 km. Inoltre, vi era un altro sistema passivo, l’AN/BQR-2, che lavorando insieme al sonar attivo BQS-4, poteva essere usato anche per il lancio di siluri.

I siluri, appunto. Il Triton montava sei tubi da 533 mm, quattro a prua e due a poppa. Per la cronaca, fu l’ultimo sottomarino americano ad avere i tubi a poppa.

Sottomarino USS Triton
Lo USS Triton a Groton, durante le fasi finali dell’allestimento, nel 1959. Notare le dimensioni spropositate della falsatorre. Immagine derivata da Wikimedia Commons. Credits: US Navy. US Public Domain

La propulsione: i due reattori nucleari

Veniamo adesso alla propulsione. Abbiamo detto all’inizio che il Triton è stato l’unico sottomarino occidentale a montare due reattori nucleari. In effetti, la soluzione del doppio reattore è tipicamente russa: inizialmente, venivano montati su ogni sottomarino, poi solo su quelli più grandi (lanciamissili balistici e da crociera). Per il Triton, però, la soluzione fu obbligata: doveva essere veloce per operare con i gruppi navali con portaerei, e quindi serviva potenza. Tanta potenza.

I tecnici decisero di installare due S4G, dei reattori con nuclei di quarta generazione realizzati dalla General Electric. Secondo i progettisti, sarebbero stati in grado di sprigionare 34.000 hp, ma durante le prove il sottomarino stupì tutti, arrivando a 45.000 hp! E non era tutto: il comandate del battello, il capitano Beach, dichiarò che secondo lui lo USS Triton, se fosse stato necessario, avrebbe potuto raggiungere i 60.000 hp. Non si sa se i due reattori furono mai portati al limite, ma questo dà l’idea della potenza di cui era capace l’apparato propulsivo di questo battello.

Ogni reattore muoveva un’elica a cinque pale (fu l’ultimo sottomarino nucleare americano ad avere due eliche), e questo consentiva una velocità molto elevata: oltre 30 nodi in emersione e 27 in immersione. I due reattori, inoltre, potevano anche operare indipendentemente: in caso di guasto ad uno dei due, l’altro era capace di fornire energia per l’intero battello.

USS Triton in mare
Lo USS Triton nel 1960. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: US Navy. US Public Domain

Equipaggio e… Costi

Infine, l’equipaggio: 170 uomini, un numero molto alto per l’epoca, ma giustificato. Del resto, per gestire la complessa strumentazione elettronica, i due reattori, il tutto in un battello di quelle dimensioni, non era affatto semplice, ed occorreva personale specializzato.

Tutto molto bello e potente… Ma i costi? Abbiamo detto che la stima iniziale era di 78 milioni di dollari, che però aumentarono successivamente. Si, ma di quanto?

Bene, il costo finale dello USS Triton fu di 109 milioni di dollari del 1960, praticamente il doppio del Nautilus. Inoltre, uranio e reattori non erano inclusi. Probabilmente, al Dipartimento del Tesoro qualcuno ebbe da ridire…

USS Triton (SSRN-586)

L’unico sottomarino nucleare “picchetto radar” mai costruito. Per lui venne appositamente creato il simbolo di classificazione dello scafo SSRN (la R indica, appunto, i picchetti radar). Le sue dimensioni erano imponenti: per dare un’idea, fu solo con la classe Ohio, negli anni ottanta, che la US Navy mise in servizio un battello subacqueo di lunghezza maggiore.

  • Lunghezza: 136,3 metri (447,2 piedi)
  • Larghezza: 11,3 metri (37 piedi)
  • Pescaggio: 7,3 metri (24 piedi)
  • Dislocamento in emersione: 5.960 tonnellate
  • Dislocamento in immersione: 7.780 tonnellate
  • Propulsione: 2 reattori nucleari S4G, 45.000 hp, 2 eliche
  • Velocità: oltre 30 nodi in emersione, oltre 20 in immersione
  • Profondità operativa: 210 metri
  • Profondità massima: ?
  • Equipaggio: 170
  • Autonomia: ?
  • Armamento: 6 tubi lanciasiluri da 533 mm

USS Triton (SSN-586)

Dopo il 1961, la marina decise di rinunciare ai picchetti radar, e decise di utilizzare il Triton come un normale sottomarino nucleare da attacco, riclassificandolo di conseguenza. Viste le dimensioni, inoltre, si pensò di utilizzarlo come nave ammiraglia del comando sottomarino dell’oceano Atlantico (COMSUBLANT). Quindi, trasportato al cantiere di Portsmouth, fu sottoposto ad una serie di lavori. Per prima cosa, il radar AN/SPS-26 venne sostituito con un AN/BPS-2 da ricerca aerea, più idoneo al ruolo di nave-comando. Inoltre, l’equipaggio venne ridotto a 159 elementi.

  • Lunghezza: 136,3 metri (447,2 piedi)
  • Larghezza: 11,3 metri (37 piedi)
  • Pescaggio: 7,3 metri (24 piedi)
  • Dislocamento in emersione: 5.960 tonnellate
  • Dislocamento in immersione: 7.780 tonnellate
  • Propulsione: 2 reattori nucleari S4G, 45.000 hp, 2 eliche
  • Velocità: oltre 30 nodi in emersione, oltre 20 in immersione
  • Profondità operativa: 210 metri
  • Profondità massima: ?
  • Equipaggio: 159
  • Autonomia: ?
  • Armamento: 6 tubi lanciasiluri da 533 mm

USS Triton (SSN-586) – NEPCA

Lo USS Triton, lo abbiamo detto, era piuttosto grosso, aveva una dotazione elettronica imponente e, soprattutto, aveva parecchio spazio all’interno. Per questo motivo, venne valutata la sua conversione come parte del programma NEPCA.

Di che si trattava?

NEPCA è l’acronimo per National Emergency Command Post Afloat, ovvero posto di comando galleggiante per le emergenze nazionali. In altre parole, si trattava di allestire delle navi che, in caso di guerra (nucleare), potessero essere utilizzate dal Presidente e dal suo staff come “navi comando”, così da assicurare la continuità di governo. Le unità navali modificate per questo compito furono due, la portaerei Wright e l’incrociatore Northampton.

Il Triton, per le sue caratteristiche, si sarebbe prestato parecchio a questo tipo di utilizzo:

  • spazi ed apparati di comunicazione abbondanti ed adeguati (era ammiraglia del COMSUBLANT);
  • era un sottomarino, e quindi aveva più possibilità di sopravvivenza di una nave di superficie;
  • era nucleare, di conseguenza poteva restare in immersione per un periodo di tempo indefinito;
  • visto che si trovava sott’acqua, la protezione contro radiazioni ed agenti patogeni era superiore a quella di una nave di superficie, o un aereo.

Comunque, questa unità non rientrò mai nel programma NEPCA, almeno ufficialmente. In realtà, è un piccolo mistero.

Servizio operativo

Operazione Sandblast

Il Triton entrò in servizio nel novembre 1959, sotto il comando del capitano Edward L. Beach. Il sottomarino ci mise poco ad entrare nella storia: gli bastò la sua crociera inaugurale, nel febbraio 1960. Non fu un viaggetto normale, ma la cosiddetta Operazione Sandblast: nientemeno che il giro del mondo in immersione!

La marina americana aveva altri sottomarini nucleari, già collaudati. Perché scegliere proprio il Triton, oltretutto al suo viaggio inaugurale? Il motivo è la presenza dei due reattori. Infatti, per un viaggio così lungo, l’affidabilità dell’apparato propulsivo era essenziale, e due reattori in questo senso erano una garanzia (come detto sopra, il sistema propulsivo in sostanza era ridondato: se si fosse guastato un reattore, l’altro avrebbe potuto dare energia al sottomarino).

Mappa Operazione Sandblast
La rotta seguita dal sottomarino per l’Operazione Sandblast. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: US Navy. US Public Domain

La missione fu coronata da successo, e si concluse ad aprile. L’impresa fu un bel colpo, sia da un punto di vista propagandistico, sia tecnologico (dimostrò le capacità dei sottomarini nucleari in immersione, nonché le elevate velocità che potevano raggiungere). Con l’occasione, inoltre, vennero condotti anche una serie di esperimenti scientifici: raccolta di campioni, misurazione della salinità dell’acqua, rilascio di boe per studiare le correnti, mappatura del fondo oceanico… Sia il sottomarino, sia il suo capitano, furono decorati dal Presidente Eisenhower in persona.

Picchetto radar

Nell’agosto 1960, il Triton iniziò le sue missioni di picchetto radar. Missioni che, va detto, non andarono avanti per molto. Già nel periodo precedente al varo, infatti, la marina americana iniziò ad avere dei dubbi sui picchetti radar. Infatti, perché avere dei sottomarini dedicati a questo compito (ne erano previsti due per ogni gruppo con portaerei), quando stava entrando in servizio un aereo radar imbarcato? Si trattava del Grumman WF-2, un piccolo velivolo con un raggio d’azione di oltre 400 km, attrezzato con un grosso radar sul dorso: in sostanza, il primo AWACS della storia.

Si trattava di una soluzione molto più efficace, flessibile ed economica di un sottomarino nucleare, e quindi la marina iniziò a ritirare i vari picchetti radar. Restava il problema di cosa fare del costosissimo Triton, che era praticamente nuovo.

Sottomarino USS Triton in disarmo
Lo USS Triton in attesa della demolizione, nel 2007. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: US Navy. US Public Domain

Le ipotesi furono numerose, e spaziarono dalla nave comando alla piattaforma di lancio per i Regulus (tipo lo USS Halibut), dal sottomarino posamine al rimorchiatore subacqueo per battelli in difficoltà, fino ad arrivare ad un ipotetico “esploratore sonar avanzato”. Alla fine, si optò per la nave comando: era la soluzione più semplice ed economica.

Inoltre, la marina aveva necessità di un numero maggiore di sottomarini nucleari da attacco: l’Unione Sovietica aveva una flotta subacquea di tutto rispetto, ed iniziava a costruire anche lei i suoi primi battelli atomici. Il Triton, dunque, poteva essere utile anche in questo ruolo.

Il servizio come SSN

La US Navy, quindi, cambiò il simbolo di classificazione dello scafo in SSN-586, poi spedì il Triton in cantiere per le indispensabili modifiche. Il sottomarino tornò operativo nel 1964, ed assunse il ruolo di ammiraglia del comando subacqueo dell’Atlantico (COMSUBLANT).

Nel 1967 lo USS Triton avrebbe dovuto essere revisionato, ma l’intervento venne cancellato per motivi economici: costava troppo (i due reattori nucleari…), e la marina aveva problemi di budget. Tra le polemiche, il sottomarino seguì la sorte di un’altra sessantina di unità, e venne definitivamente radiato nel 1969. Fu definitivamente smantellato tra il 2007 ed il 2009. La gigantesca torre è stata conservata, ed oggi si può ammirare presso lo USS Triton Submarine Memorial Park a Richland, nello Stato di Washington.

USS Triton - Falsatorre
La falsatorre dello USS Triton. Fonte: Wikimedia Commons. Credits:
Charles Clark. CC BY-SA 3.0

La carriera operativa di questa unità fu molto breve: appena 10 anni, incluso il periodo passato in cantiere. Praticamente, ebbe il poco invidiabile primato di essere il primo sottomarino nucleare statunitense ritirato dal servizio, ed il secondo nel mondo (preceduto solo dal K-27 sovietico, radiato l’anno precedente in seguito ad un gravissimo incidente al reattore). Ma come mai questo destino?

I motivi di una radiazione precoce

Il Triton, per sua sfortuna, nacque vecchio: tecnologicamente apparteneva ad una generazione precedente rispetto alle contemporanee realizzazioni americane del periodo (la classe Skipjack), ed inoltre era stato progettato per una tipologia di missione che, nei fatti, non serviva più.

La sua velocità era molto elevata, è vero: ma questo non era dovuto a forme innovative dello scafo o chissà quali soluzioni tecniche, ma piuttosto alla potenza bruta dei suoi due reattori, capaci di sprigionare 45.000 hp.

I reattori furono un altro dei motivi della precoce radiazione. La loro manutenzione, infatti, era troppo complessa e costosa, e la marina americana stava puntando su battelli meno complicati.

In definitiva, quindi, la US Navy si ritrovò per le mani un sottomarino immensamente costoso, dalla manutenzione onerosa, tecnicamente antiquato, complesso da modificare e che alla fine non sapeva bene come usare. La decisione finale di radiarlo, vista così, potrebbe non essere stata così strana.

Incidenti

Lo USS Triton soffrì diversi incidenti, non gravi, la maggior parte durante la circumnavigazione del globo.

  • 7 aprile 1959: USS Triton. Principio di incendio in cambusa, durante le prove di una friggitrice. Pochissimi danni, grazie all’intervento dell’equipaggio. Il sottomarino era ormeggiato a New London.
  • Febbraio 1960: USS Triton. Durante la crociera intorno al mondo, si verificò un problema ad una delle pompe di circolazione di uno dei reattori. Il guasto venne riparato senza problemi, spegnendo il reattore in questione (il vantaggio di averne due)
  • Marzo 1960: USS Triton. Problema ad una delle eliche, da cui si sganciarono alcuni bulloni.
  • 24 aprile 1960: USS Triton. Un guasto al sistema idraulico del timone di poppa rischiò di provocare una perdita di controllo totale del battello (la circumnavigazione del globo era quasi finita, sarebbe stato il colmo). L’intervento dell’equipaggio riuscì ad evitare disastri.
  • 10 ottobre 1962: USS Triton. Incendio mentre era in riparazione a New London. Pochi danni.

Esemplari costruiti

USS Triton (SSRN-586)

Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 29/05/1956
Varo: 19/08/1958
Ingresso in servizio: 10/11/1959
Status: radiato il 03/05/1969
Note: 1961: SSN-586. Demolito nel 2009

Fonti

(immagine di copertina tratta da Wikimedia Commons. Credits: US Navy. US Public Domain)

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