USS Seawolf

USS Seawolf (SSN-575), il secondo SSN USA tra test e missioni segrete

Lo USS Seawolf (SSN-575) è stato il secondo sottomarino nucleare realizzato negli Stati Uniti e nel mondo. Esattamente come il suo più famoso predecessore Nautilus, si è trattato di un battello sperimentale: del resto, all’epoca i sottomarini nucleari erano una novità assoluta, quindi era ovvio utilizzarli per svolgere tutta una serie di prove e test. Tuttavia, questo non gli impedì di svolgere una normale carriera operativa.

Il Seawolf, tra le altre cose, è stato anche l’unica unità atomica americana ad imbarcare un reattore nucleare raffreddato a metallo liquido, almeno per la prima parte della sua carriera.

Nato come sottomarino nucleare da attacco (o meglio, come “hunter-killer submarine“, come si diceva all’epoca), venne poi modificato come battello per operazioni di spionaggio, ruolo che mantenne fino al termine della sua carriera operativa.

Storia

Lo USS Seawolf ha una storia progettuale molto simile al Nautilus. Si può dire, infatti, che i due battelli furono sviluppati più o meno in parallelo, e dalla stessa società: la General Dynamics, tramite la sua divisione specializzata Electric Boat. Anche il responsabile di progetto fu lo stesso: Billy Jones, il direttore generale della società. La cosa non deve stupire: va bene la concorrenza, va bene il capitalismo, ma sui progetti di importanza nazionale la collaborazione è fondamentale. Questa è una lezione che gli americani hanno sempre applicato molto bene, al contrario dei sovietici in certe occasioni (il loro programma lunare ne è un esempio clamoroso). Ma non divaghiamo e torniamo sul nostro Seawolf.

USS Seawolf a San Francisco
Lo USS Seawolf (SSN-575) fotografato in navigazione nella Baia di San Francisco. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: US Navy. US Public Domain

Il sottomarino venne impostato il 7 settembre 1953 a Groton, lo stesso cantiere del Nautilus, varato il 21 luglio 1955 ed immesso in servizio con la marina americana il 30 marzo 1957.

Ma la cosa non finì qui. Al contrario del predecessore, infatti, il Seawolf montava un nuovo tipo di reattore nucleare, raffreddato a metallo liquido (sodio, nello specifico). Del reattore parleremo meglio dopo, ma la soluzione non piacque ai comandi per tutta una serie di ragioni. Di conseguenza, si decise di sostituirlo con uno “normale”, ad acqua pressurizzata. Quindi, il sottomarino venne “radiato” il 12 dicembre 1958 e rispedito in cantiere. Il 30 settembre 1960, conclusi i lavori di sostituzione, fu nuovamente commissionato dalla US Navy.

Descrizione tecnica

Caratteristiche generali

Una volta uscito definitivamente dal cantiere, nel 1960, lo USS Seawolf appariva come un sottomarino di 338 piedi (103 metri), con un dislocamento di 3.200 tonnellate in emersione e 4.100 in immersione: più o meno, gli stessi numeri del Nautilus.

I due sottomarini, esteticamente, apparivano molto diversi: nonostante avessero in comune la struttura interna a doppio scafo e dovessero molto agli U-boat Tipo XXI tedeschi della seconda guerra mondiale (come del resto tutti i sottomarini del dopoguerra), il Seawolf era immediatamente distinguibile. Prima di tutto, la falsatorre. Se sul Nautilus aveva una forma classica, sul Seawolf era di stile decisamente più antiquato: una “torre di comando” vecchio stile, con una vera e propria piattaforma aperta sopra la falsatorre, degna di un sottomarino della seconda guerra mondiale, svettava sullo scafo con le sue linee abbastanza particolari.

Un’altra particolarità era la prua: oltre ad essere rialzata, aveva all’estremità una specie di sovrastruttura “ovaleggiante”. Questa soluzione, che esteticamente non era esattamente il massimo, era stata necessaria per alloggiare il sonar passivo BQR-4: un apparato potente, ma molto grosso, che era stato sistemato sopra i sei tubi lanciasiluri da 533 mm.

USS Seawolf e USS Nautilus
In primo piano, lo USS Seawolf. Notare la falsatorre vecchio stile e l’ovale a prua. Alle sue spalle, lo USS Nautilus. La foto è del 1957. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: US Navy. US Public Domain

Il reattore a metallo liquido S2G

Veniamo ora al reattore. Inizialmente, venne installato un modello raffreddato a metallo liquido. Lo abbiamo detto precedentemente: si trattava di un battello sperimentale, niente di strano che la marina volesse provare più soluzioni, in particolare con la propulsione.

Il primo reattore installato si chiamava S2G, fu costruito dalla General Electric e venne ordinato in tre esemplari (uno per i test a terra, uno per il sottomarino ed un terzo di ricambio). Il reattore era di tipo SFR, acronimo per “reattore veloce al sodio”. La differenza rispetto ai modelli ad acqua pressurizzata è che per il raffreddamento viene utilizzato un metallo a basso punto di fusione, in questo caso il sodio.

S2G: vantaggi e svantaggi

I vantaggi sono diversi, e per i militari molto interessanti. Prima di tutto, si possono raggiungere potenze estremamente elevate. Infatti, il punto di ebollizione di una lega metallica è di gran lunga superiore a quello dell’acqua (anche se questo valore si può alzare aumentando la pressione). In un reattore al sodio, in particolare, il refrigerante “bolle” ad oltre 1.000°, con vantaggi in termini di potenza erogata e di sicurezza (con temperature simili in gioco, il rischio di surriscaldare il refrigerante è molto più basso). Inoltre, i reattori a metallo liquido sono genericamente più compatti e meno ingombranti di quelli ad acqua pressurizzata.

Il problema è tutto quello che “ci gira intorno”. In altri termini, il metallo refrigerante va tenuto a determinate condizioni, non può essere fatto solidificare, ecc. Per questo motivo, sono necessari tutta una serie di componenti, come pompe, valvole e scambiatori di calore, oltre che della relativa strumentazione.

Oltretutto, il reattore al sodio aveva un altro problema, piuttosto grosso ed intrinseco: il sodio stesso. Questo materiale, infatti, ha la spiacevole caratteristica di essere chimicamente reattivo con aria o acqua: in altri termini, se viene a contatto con simili sostanze potrebbe prendere fuoco.

Inoltre, vi era anche la questione dell’affidabilità. Per funzionare al massimo delle sue capacità, il reattore aveva bisogno di tenere costantemente i surriscaldatori in funzione, cosa che non era possibile. Infatti, gli stessi a volte erano fuori uso, ed era necessario bypassarli, anche perché il sodio li stava corrodendo.

Il nuovo reattore S2W

La marina, inizialmente, diede fiducia al nuovo sistema, tanto che il Seawolf concluse tutte le prove. Prove che, va detto, non furono affatto un successo: le prestazioni, per colpa dei surriscaldatori, furono sempre scarse. Nel novembre 1956, Hyman Rickover, il “padre” dei sottomarini nucleari americani, decise che l’S2G sarebbe stato sostituito con l’S2W, lo stesso modello imbarcato sul Nautilus, che era ad acqua pressurizzata.

La conclusione sui reattori al sodio era stata, in breve, che erano troppo costosi, avevano una manutenzione da incubo, erano troppo soggetti a guasti e presentavano dei rischi potenziali di sicurezza non accettabili (tipo il refrigerante che prende fuoco).

Come detto sopra, il nuovo reattore installato fu l’S2W, realizzato dalla Westinghouse. Si trattata dello stesso modello del Nautilus, anzi, per dirla tutta, era il suo reattore di riserva. Durante il montaggio, vennero effettuate alcune piccole modifiche, e prese il nome di S2Wa.

Questo reattore aveva una potenza di 10 MW, e riusciva a fornire una potenza di circa 15.000 hp alle due eliche. La velocità massima era di 23 nodi in emersione e 19 in immersione.

L’equipaggio era di 101 elementi.

USS Seawolf (SSN-575)

Il Seawolf quando venne costruito. Le modifiche come sottomarino spia saranno trattate successivamente.

  • Lunghezza: 103 metri (338 piedi)
  • Larghezza: 8,5 metri (28 piedi)
  • Pescaggio: 7 metri (23 piedi)
  • Dislocamento in emersione: 3.260 tonnellate
  • Dislocamento in immersione: 4.110 tonnellate
  • Propulsione: 1 reattore nucleare S2Wa da 10 MW, 1 x 15.000 hp, 2 eliche
  • Velocità: 23 nodi in emersione, 19 in immersione
  • Profondità operativa: ?
  • Profondità massima: ?
  • Equipaggio: 101
  • Autonomia: ?
  • Armamento: 6 tubi lanciasiluri da 533mm

USS Seawolf (SSN-575) – Special Project Platform

Tra il 1971 ed il 1973, lo USS Seawolf fu sottoposto ad importanti lavori presso il Mare Island Naval Shipyard (MINSY per gli amici), e trasformato in “Special Projet Platform“. Di che si trattava? In pratica, era stato trasformato in una specie di sottomarino per missioni speciali, o operazioni di spionaggio (che spesso sono la stessa cosa). Qualcosa di molto simile era stato già fatto sullo USS Halibut, qualche anno prima, anche se nel caso del Seawolf i lavori furono sicuramente più importanti.

Lo USS Halibut, infatti, nasceva come sottomarino lanciamissili da crociera, e quindi era provvisto di un hangar per il missile. Tolto il missile, era avanzato un sacco di spazio utilizzabile per imbarcare nuovo equipaggiamento. Nel Seawolf questo spazio non c’era, e quindi dovette essere aggiunto. Letteralmente.

I tecnici, al MINSY, inserirono una sezione di scafo davanti alla falsatorre di 52 piedi (15,8 metri), portando la lunghezza totale a circa 119 metri, oltre che ad alcuni propulsori ausiliari. All’interno di questa sezione fu inserita una serie di apparecchiature specifiche, come un sonar speciale rimorchiato con videocamera ed ambienti appositi per i sommozzatori, oltre ad una serie di altri apparati su cui ancora oggi vige il più rigoroso riserbo da parte della marina. Esteticamente non cambiò poi molto: risultò solo più slanciato, con una serie di aperture circolari a prua e a poppa, coperte da griglie. Se poi uno avesse potuto vederlo fuori dall’acqua, avrebbe sicuramente notato un’altra stranezza: due “pattini”, sistemati nella parte inferiore dello scafo, e che servivano ad appoggiarsi sul fondale marino durante le operazioni.

Con l’occasione, il Seawolf ricevette anche delle nuove eliche a sette pale, più silenziose delle precedenti.

I dati tecnici della nuova versione non sono mai stati ufficialmente resi noti. Probabilmente, comunque, si ebbe un aumento del dislocamento ed una riduzione della velocità (l’apparato propulsivo, a quanto se ne sa, rimase lo stesso).

Servizio operativo

Il servizio come SSN

Il Seawolf fu il primo sottomarino atomico a rimanere in immersione in modo continuativo per lungo tempo (cosa che il Nautilus non era stato in grado di fare). Tra l’agosto e l’ottobre del 1958, infatti, mentre stava svolgendo le prove in mare, riuscì a rimanere in immersione per circa 60 giorni, dimostrando quindi la fattibilità di svolgere un’intera crociera sott’acqua: per l’epoca, fu un risultato eccezionale, ottenuto nonostante i problemi al reattore (montava ancora quello a metallo liquido).

Dopo il 1960, prese parte a numerose operazioni navali, rischieramenti ed esercitazioni di guerra antisommergibile. Nel 1963, insieme alla Sesta Flotta, si ritrovò ad operare insieme alla portaerei Enterprise, l’incrociatore Long Beach e la fregata Bainbridge: tutte navi a propulsione nucleare! Si trattò della prima Task Force atomica della storia.

Durante il suo servizio, prese parte anche alle ricerche dello sfortunato USS Thresher, affondato nel 1963.

Le missioni speciali

Dopo i lavori del 1970, dall’Oceano Atlantico (dove aveva operato fino a quel momento) fu trasferito a San Diego, in California. Qui iniziò ad effettuare missioni speciali. Queste missioni sono ancora oggi secretate, con l’eccezione delle cosiddette Ivy Bells.

Le Ivy Bells erano delle vere e proprie missioni di spionaggio: il Seawolf (ed il suo collega Halibut) si posava sul fondo del Mare di Okhotsk, proprio accanto ai cavi sottomarini per le comunicazioni della Flotta del Pacifico verso la città di Petropavlovsk-Kamchatsky, la principale base di sottomarini sovietica della zona. Quindi, agganciava su questi cavi dei dispositivi di ascolto.

Queste missioni continuarono fino al 30 marzo 1987, quando lo USS Seawolf venne ritirato dal servizio attivo. Fu smantellato nel 1997.

Incidenti

  • 30 gennaio 1968: USS Seawolf (SSN-575). Mentre navigava al largo del Maine, il sottomarino si arenò su un basso fondale. Rimorchiato alla base, rimase un anno in riparazione.

Esemplari costruiti

USS Seawolf (SSN-575)

Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 07/09/1953
Varo: 21/07/1955
Ingresso in servizio: 30/03/1957
Status: Radiato il 30 marzo 1987
Note: 1973: missioni speciali. 1997: demolito

Fonti

(immagine di copertina tratta da Wikimedia Commons. Credits: John Hummel, US Navy. US Public Domain)

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