Lo USS Halibut (SSGN-587) è stato il primo sottomarino nucleare lanciamissili da crociera mai realizzato. Inizialmente, venne costruito come soluzione “ad interim”, per svolgere pattugliamenti di deterrenza nucleare in attesa che entrassero in servizio i battelli con missili balistici. In questo ruolo e considerato il suo armamento, alcuni, all’epoca, lo considerarono il più potente sottomarino del mondo, e venne utilizzato in affiancamento ad altre unità simili ma convenzionali.
Successivamente, con l’ingresso in servizio di un numero sufficiente di unità classe George Washington, lo USS Halibut ricevette un nuovo incarico: quello di sottomarino spia. In questo ruolo, e con il simbolo di classificazione di scafo di un normale battello da attacco (SSN-587), venne utilizzato fino alla sua radiazione, nel 1976.
Un sottomarino unico, con una storia abbastanza particolare. Che andremo a conoscere meglio.
Storia
Lo USS Halibut è stato l’unico sottomarino nucleare americano realizzato fin da subito per essere un SSGN. In effetti, si trattò della risposta ad un requisito essenziale da parte della marina: quello di poter svolgere delle crociere di deterrenza nucleare. In altri termini, si trattava di avere un sottomarino capace di trasportare uno o più missili a testata atomica, che potessero minacciare il territorio sovietico (e, con l’occasione, anche quelli dei suoi alleati).
Gli esperimenti con un missile capace di essere imbarcato da un battello subacqueo iniziarono nel 1947, e coinvolsero un paio di esemplari della classe Balao, appositamente modificati per trasportare una copia locale della V1 tedesca, chiamata JB-2. A partire da questa, nel 1951, la Vought propose un missile da crociera chiamato SSM-N-8A Regulus, che per l’epoca non era niente male. Più in dettaglio, si trattava di un ordigno lungo quasi 10 metri, dal diametro di 1,4 metri e con un’apertura alare massima di 6,4. Ebbene si, un’apertura alare: il Regulus, come tutti i missili dell’epoca, era piuttosto diverso da quelli attuali, e somigliava ad una specie di aereo. A vederlo così, infatti, ricordava molto un F-84, anche se senza cabina di pilotaggio. La gittata massima era di circa 1.000 km, con una velocità di crociera che superava gli 800 km/h.
Per imbarcarlo, la marina pensò prima di modificare un paio di battelli convenzionali, il Tunny (classe Gato) ed il Barbero (classe Balao), poi di costruirne due appositi (la classe Grayback, convenzionali pure loro) ed infine di realizzarne uno atomico, lo USS Halibut.
Lo USS Halibut venne impostato nel 1957 presso il cantiere navale di Mare Island, in California. Inizialmente, la marina non aveva intenzione di realizzare un battello atomico: nella sua prima versione, infatti, questo sottomarino avrebbe dovuto essere convenzionale. Evidentemente, la voglia di provare la “combo” propulsione nucleare – missile imbarcato prevalse nei progettisti (e non solo in loro).
Comunque, la marina era probabilmente consapevole che i missili da crociera (e il Regulus, in particolare) non erano l’ideale per la deterrenza atomica, tanto che pochi mesi dopo lo USS Halibut venne messo in cantiere il primo esemplare della classe George Washington, che sarebbe stato equipaggiato con i ben più adatti missili balistici imbarcati (SLBM). Fin da subito, quindi, l’Halibut fu considerato un esemplare singolo.
Il sottomarino venne varato nel 1959 ed entrò in servizio nel gennaio dell’anno successivo.
Descrizione tecnica
Lo USS Halibut era un sottomarino con struttura a doppio scafo, molto simile nelle linee ai battelli della seconda guerra mondiale. Era piuttosto grosso: circa 3.600 tonnellate in emersione e 5.000 in immersione, per una lunghezza di 106 metri. Al momento dell’ingresso in servizio, veniva “battuto” solo dallo USS George Washington, il primo SSBN mai costruito, entrato in servizio pochi giorni prima.
Il problema fu che il George Washington non lo batteva solo temporalmente, ma anche tecnologicamente. Infatti, fin da una prima occhiata, i due sottomarini apparivano molto diversi: concettualmente moderno e con il suo scafo a goccia allungata il Washington, con linee più squadrate e chiaramente ispirate ai battelli della seconda guerra mondiale l’Halibut.
Quest’ultimo era caratterizzato da una parte prodiera (quella davanti alla falsatorre, per capirsi) molto lunga e “piatta”, con una specie di “gobba” sistemata in mezzo. Questa gobba nascondeva un hangar, che conteneva i missili Regulus. I missili venivano “estratti” e lanciati con un processo completamente automatico: in pratica, la lunga e piatta parte prodiera era una specie di “pista di lancio”. Tutto questo aveva un grosso problema: poteva essere usato solo in emersione, un missile alla volta. Questa era una grossa limitazione, che di fatto diminuiva le possibilità di sopravvivenza del sottomarino in caso di guerra. La cosa positiva, in compenso, è che dopo il lancio lo USS Halibut poteva “illuminare” il bersaglio anche a quota periscopica, senza dover rimanere in emersione.
Complessivamente, l’Halibut poteva imbarcare ben cinque missili Regulus I, oppure due Regulus II (SSM-N-9 Regulus II). L’ultima opzione però rimase sulla carta: tale era stata la superiorità della soluzione SSBN – missile Polaris che la marina decise di interrompere il programma Regulus nel 1958, utilizzando i missili realizzati come bersagli.

Questo fa capire che, nonostante la sua “modernità”, lo USS Halibut nacque sostanzialmente obsoleto: il George Washington, con il suo scafo tondeggiante ed i 16 missili lanciabili in immersione, lo surclassava completamente nel ruolo.
Tornando all’armamento, completavano la dotazione sei tubi lanciasiluri da 533 mm (quattro a prua e due a poppa).
Infine, il reattore. Niente di nuovo da questo punto di vista: sull’Halibut si decise di utilizzare il modello S3W della Westinghouse, già utilizzato con successo sulla precedente classe Skate. Questo reattore alimentava due turbine, che scaricando una potenza complessiva di 7.300 hp sulle due eliche riuscivano a spingere il sottomarino a 15 nodi in superficie e 20 in immersione.
L’equipaggio era di 98 elementi.
USS Halibut (SSGN-587)
Lo USS Halibut “prima versione”, così come entrò in servizio nel 1960. Confrontato con il George Washington, apparve subito drammaticamente obsoleto.
- Lunghezza: 106,6 metri (350 piedi)
- Larghezza: 8,9 metri (29,2 piedi)
- Pescaggio: 8,8 metri (28,9 piedi)
- Dislocamento in emersione: 3.655 tonnellate
- Dislocamento in immersione: 5.000 tonnellate
- Propulsione: 1 reattore nucleare S3W , 1 x 7.300 hp, 2 eliche
- Velocità: 15 nodi in emersione, 20 in immersione
- Profondità operativa: ?
- Profondità massima: ?
- Equipaggio: 98
- Autonomia: ?
- Armamento: : 5 missili da crociera SSN-M-8 Regulus I; 6 tubi lanciasiluri da 533mm
USS Halibut (SSGN-587) – Sottomarino nucleare da attacco
Nel 1965, i missili Regulus vennero sbarcati: ormai erano in servizio un numero sufficiente di SSBN classe Washington, che con i loro Polaris assicuravano una deterrenza più che adeguata (soprattutto considerando quello con cui giravano i sovietici all’epoca: la classe Hotel, una realizzazione d’emergenza fatta giusto per mantenere un minimo di parità strategica). Quindi, i “sottomarini Regulus” vennero disarmati e destinati ad altro incarico.
L’Halibut, alla fine, era un sottomarino nucleare moderno, con appena cinque anni di vita. La marina, dunque, decise di usarlo come sottomarino nucleare da attacco per la guerra antisommergibile, esattamente come gli Skate e gli Skipjack. Quindi, dopo qualche modifica (tra cui un propulsore montato davanti la “gobba” dell’hangar) e con un nuovo simbolo di classificazione dello scafo (SSN-587 invece di SSGN-587), iniziò a solcare le acque del Pacifico.
USS Halibut (SSGN-587) – Sottomarino per missioni speciali
La “nuova vita” dello USS Halibut come sottomarino nucleare da attacco durò appena tre anni: infatti, nonostante fosse “giovane” d’età, l’Halibut era vecchio concettualmente. Non solo gli Skipjack lo surclassavano inesorabilmente, ma in giro si iniziavano a vedere i Victor I sovietici, piuttosto avanzati pure loro. Insomma, in quel ruolo era poco efficace.
La marina, quindi, decise di convertirlo in sottomarino per operazioni speciali, o meglio, ingegneria sottomarina (che è un modo elegante di chiamare le missioni top secret). Lo USS Halibut, infatti, nonostante fosse obsoleto, era un battello giovane, con una potenziale lunga carriera operativa davanti. Rottamarlo sarebbe stato un vero spreco.
La decisione di usare un sottomarino atomico per questo tipo di missioni in realtà venne presa nel 1965, e già da allora si pensò di utilizzare l’Halibut per lo scopo. Probabilmente, i tre anni come sottomarino nucleare da attacco furono una sorta di “interim”, in attesa che si formalizzassero i contratti e si realizzassero i progetti di conversione.
Nel 1968, quindi, il sottomarino rientrò al cantiere navale di Mare Island, per sottoporsi ad una serie di lavori. Lavori sui quali, va detto, non esistono dichiarazioni ufficiali, e nemmeno foto. Ma vediamo queste modifiche.
Prima di tutto, il grande hangar. Dopo la rimozione dei missili, era rimasto praticamente vuoto, quindi si decise di utilizzarlo. Questo vasto ambiente, che per la forma ricordava una caverna (e che gli equipaggi, ironicamente, soprannominarono “bat cave”, ovvero bat-caverna, visto che Batman già esisteva), venne attrezzato come area per l’intelligence, con potenti computer e spazio per gli operatori. Il computer, in particolare, era uno Sperry UNIVAC 1224 a 24 bit: una specie di armadio, che però era il top della tecnologia dell’epoca. Sempre quest’area venne attrezzata con una camera oscura per lo sviluppo delle foto. L’hangar venne collegato un tubo allagabile, che poteva contenere un ecoscandaglio oppure un ROV (un piccolo robot a guida remota), collegati ad un cavo, usati per raccogliere informazioni oppure assistere i sommozzatori durante le loro immersioni.

I sommozzatori, già. Per loro fu letteralmente “creato” un nuovo ambiente, a poppa. Praticamente, venne installato all’estremità poppiera dello scafo una specie di “pod” a forma di siluro, che esteticamente ricordava un DSRV (veicolo subacqueo autonomo per operazioni di profondità). Questa somiglianza non fu affatto casuale: ufficialmente, infatti, veniva spacciato per un dispositivo di addestramento per DRSV.
Questo ambiente, collegato al sottomarino, era pressurizzato, e conteneva gli alloggiamenti per un paio di sommozzatori. Qui dentro, questi respiravano una miscela gassosa invece che ossigeno “normale”: in questo modo potevano operare all’esterno del battello a grandi profondità, senza aver problemi con la depressurizzazione. Praticamente, venivano tenuti per giorni interi alla stessa pressione delle profondità marine, e “depressurizzati” una sola volta. La cosa aveva vantaggi evidenti, soprattutto se era necessario fare più “uscite”. Per l’epoca, era una tecnica rivoluzionaria, che era stata messa punto dalla stessa US Navy in un programma chiamato Sealab.
Altre modifiche riguardarono l’installazione di propulsori laterali per gli spostamenti “di precisione”, la rimozione del propulsore che era stato installato nel 1965, e soprattutto l’aggiunta di alcuni “pattini” nella parte inferiore dello scafo, in modo da permettere al sottomarino di poggiarsi in sicurezza sul fondo.
Insomma, un lavoro veramente grosso, durato due anni, fino al 1970. Le dimensioni rimasero le stesse, così come il sistema propulsivo. Anche i tubi lanciasiluri rimasero al loro posto. Quello che probabilmente aumentò fu il dislocamento, ma non abbiamo dati certi. Comunque la velocità, come nota l’esperto Hutton sul suo sito, sarebbe stata molto inferiore ai 15-20 nodi precedenti.
Servizio operativo
Lo USS Halibut entrò in servizio nel 1960, e possiamo dire che ebbe tre vite.
La prima, tra il 1960 ed il 1965, come sottomarino lanciamissili da crociera, possiamo dire che ebbe una funzione di “tappabuchi”: utile fino a quando non furono disponibili un numero sufficiente di SSBN, ma chiaramente inadeguato al ruolo di deterrente atomico. I George Washington con i loro 16 missili balistici sublanciati Polaris erano decisamente più adatti, ed oltretutto potevano essere lanciati in immersione, tanto che l’Halibut divenne obsoleto nell’esatto momento in cui entrò in servizio. Il programma Regulus, come detto precedentemente, venne cancellato, e tutti i sottomarini che li imbarcavano furono riconvertiti per altri scopi. Comunque, fino al 1965, l’Halibut fece la sua parte con ben sette crociere: lui, ed in generale tutti i “sottomarini Regulus”, furono i primi a svolgere crociere di deterrenza atomica della storia.

Per la cronaca, il suo scopo in caso di guerra sarebbe stato quello di colpire a colpi di bombe atomiche Petropavlovsk-Kamchatsky, la principale base navale per sottomarini della Flotta del Pacifico.
La sua seconda vita, tra il 1965 ed il 1968, fu come normale sottomarino nucleare da attacco. In questo ruolo si rivelò obsoleto, visto che la stessa US Navy iniziava ad avere i più adatti e performanti Skipjack. Lo USS Halibut si ritrovò nella spiacevole condizione di essere “vecchio” tecnologicamente ma “moderno” temporalmente. Probabilmente, si trattò di un impiego temporaneo, in attesa che fosse convertito a battello per missioni speciali.
Veniamo infine alla terza ed ultima vita di questo sottomarino. Tra il 1970 ed il 1976 fu utilizzato come battello per missioni speciali, e pesantemente modificato di conseguenza. I dettagli operativi sono ovviamente molto scarsi, ma si conoscono almeno due missioni in cui fu impiegato.
- Operazione Ivy Bells. Si trattava di “agganciare” degli apparati spia ai cavi subacquei che assicuravano le comunicazioni con la base di Petropavlovsk-Kamchatsky, sul fondo del Mare di Okhotsk. In questo ruolo venne impiegato anche il Seawolf. Questi apparati erano dei cilindri che venivano installati sul posto dai sommozzatori. Non si trattava di una missione semplice: il Mare di Okhotsk era considerato dai sovietici un po’ una loro “proprietà privata”, e quindi era pesantemente sorvegliato. La missione era anche piuttosto pericolosa, visto che prevedeva l’uscita di sommozzatori sul fondo marino per sistemare questi apparati (che in sostanza erano dei cilindri). Per la cronaca, la Ivy Bell è considerata la più critica operazione di spionaggio sottomarino mai attuata durante la Guerra Fredda.
- Recupero del K-129. Il K-129 era un sottomarino convenzionale lanciamissili sovietico della classe Golf, affondato per motivi tecnici non chiari l’8 marzo 1968. Lo USS Halibut riuscì a localizzare il relitto sul fondo del Pacifico, a 4.900 metri di profondità. A questo punto, subentrò la CIA con il Progetto Azorian, un tentativo di recupero del battello che aveva lo scopo di mettere le mani sui missili balistici imbarcati R-21 (SS-N-5 Serb per la NATO) per analizzarli. Alla fine, e con un costo pari a 4 miliardi di dollari attuali, venne riportata in superficie una porzione del K-129, contenente un paio di siluri atomici. La storia completa la trovate qui.
Alla fine, nel nuovo ruolo venne utilizzato appena sei anni
Lo USS Halibut venne posto in riserva nel 1976, radiato ufficialmente 10 anni dopo e demolito nel 1994.
Una carriera tutto sommato breve, durata una quindicina d’anni, ma significativa, tra crociere di deterrenza e missioni speciali. E soprattutto molto apprezzata dai superiori, vista la quantità di decorazioni che poteva vantare sulla sua bandiera.
Esemplari costruiti
Il sottomarino porta il nome di un pesce.
USS Halibut (SSGN-587)
Cantiere: Mare Island
Impostazione: 11/04/1957
Varo: 09/01/1959
Ingresso in servizio: 04/01/1960
Status: radiato il 30/06/1976
Note: 1965: SSN-587. Demolito nel 1994
Fonti
- USS HALIBUT (SSG(N)587) – aboutsubs.com
- Il sottomarino USS Halibut (SSGN-587) – svppbellum.blogspot.com
- Halibut (SSGN-587) (SSN-587) – navsource.org
- USS Halibut – hisutton.com
- USS Halibut (SSN 587) – navysite.de
(immagine di copertina tratta da Wikimedia Commons. Credits: US Navy. US Public Domain)