Il T28 Super Heavy Tank è stato il più grande veicolo corazzato mai costruito negli Stati Uniti. Già dal nome, si capisce che abbiamo a che fare con un carro armato superpesante (anche se tecnicamente era un cannone semovente), che nelle intenzioni dei progettisti doveva servire a sfondare la Linea Sigfrido e contribuire al successo dello sbarco alleato in Giappone. Tuttavia, come molti suoi simili, pure lui non uscì mai dal poligono di prova: troppo pesante, troppo costoso e, soprattutto, troppo lento.
Origini del T28
Le origini di un carro da assalto di grosse dimensioni si possono ritrovare nel 1943, quando i militari richiesero 25 veicoli “di quelli grossi”, probabilmente in vista di un’invasione dell’Europa. All’epoca, il carro armato più pesante a disposizione degli Stati Uniti era lo Sherman da una trentina di tonnellate, ed i tedeschi schieravano cose tipo il Tiger I (56 tonnellate) o il Panther (45 tonnellate). Quindi, serviva qualcosa di adeguato.

Nel 1944, finalmente, si giunse ad un ordine ufficiale: 5 esemplari per un veicolo chiamato T28 Heavy Tank, della cui costruzione venne incaricata la Pacific Car and Foundry Company (oggi PACCAR Inc.). Probabilmente si trattava di una sorta di “pre-serie”, visto che l’intenzione era di piazzare un ordine complessivo di 25 veicoli. L’azienda si mise al lavoro, e pure piuttosto in fretta visto che il tempo stringeva: la temuta Linea Sigfrido era sempre più vicina, e serviva un “carro di rottura”. Il risultato fu qualcosa di molto grosso, pesantemente armato e poco mobile. Non si trattava di un vero e proprio carro armato, ma di un cannone semovente: il pezzo da 105 mm (suo armamento principale), non era in una torretta girevole, ma direttamente nello scafo.
Contemporaneamente, furono sviluppati anche altri carri armati di grandi dimensioni, sempre per contrastare efficacemente i modelli tedeschi. Se ne parlerà alla fine.
La questione del nome
Come abbiamo detto, il nome iniziale era T28 Heavy Tank. Ma l’Ordnance Department non era troppo d’accordo: come detto sopra, il T28 non era un carro armato per via del cannone fisso, ma piuttosto un cannone semovente. Quindi, nel marzo 1945 venne chiamato 105 mm Gun Motor Carriage T95.
Ma la cosa non era finita qui! Negli Stati Uniti, infatti, non esisteva niente di più grosso e corazzato. Inoltre, i cannoni semoventi americani avevano una corazza più leggera (al contrario di quelli tedeschi)… Insomma, per farla breve, nel giugno 1946 il T95 subì un nuovo cambio di nome: T28 Super Heavy Tank. Meno esatto come nomenclatura, ma sicuramente molto più fico.

Descrizione tecnica del T28 Super Heavy Tank
Caratteristiche
Il T28 Super Heavy Tank era, di fondo, un cannone semovente con lo scafo a casamatta. Piuttosto grosso, era lungo 11,1 metri e largo 4,39 (per dare un’idea, lo Sherman era più o meno 6 metri per 3), con un’altezza di 2,84 metri. Diciamocelo, non era basso: appariva sicuramente slanciato per via della lunghezza, ma l’altezza era la medesima dello Sherman (che però aveva la torretta girevole). Insomma, alla fine appariva piuttosto massiccio. Il peso complessivo in assetto da combattimento era di 95 tonnellate.
Per risparmiare tempo, l’azienda costruttrice aveva riciclato una serie di soluzioni progettuali del T23 (un carro armato medio da una trentina di tonnellate, mai entrato in produzione). In particolare, aveva adattato al nuovo progetto lo scafo.
La corazza era sicuramente il suo punto di forza. Frontalmente, era difeso da 305 mm di acciaio, mentre sui lati lo spessore delle lamiere raggiungeva i 64 mm. Decisamente niente male! Nelle intenzioni dei progettisti, queste corazze sarebbero state sufficienti a rendere il carro armato praticamente invulnerabile ai proiettili del cannone da 88 mm tedesco, il più temuto dagli Alleati. Per la cronaca, anche il 128 mm montato su Jagdtiger e Maus probabilmente avrebbe avuto seri problemi a perforare la sua corazza frontale.

La cosa che più salta all’occhio di questo carro armato sono i cingoli. Infatti, mentre i corazzati normali ne hanno due, il T28 ne aveva ben quattro. Lo scopo era molto semplice: diminuire il più possibile la pressione sul terreno, in modo da aumentarne la mobilità (tentativo inutile, come vedremo dopo). Ogni cingolo era largo 328 mm, ed i due più esterni potevano essere smontati e rimontati in poco tempo in modo da permetterne il trasporto via treno.
L’equipaggio era di quattro elementi.
Armamento
L’armamento del T28 Super Heavy Tank era particolarmente pesante: un cannone da 105 mm T5E1, scelto per la sua (presunta) efficacia contro le fortificazioni. Il cannone era fisso dentro lo scafo, montato su un mantelletto semisferico che ne permetteva un brandeggio limitato (10° a destra e 11° a sinistra in orizzontale, da -5° a 19,5° in verticale). Niente di eclatante, ma sempre meglio di niente. Il cannone poteva ingaggiare bersagli distanti 19 km, Completava il quadro una mitragliatrice antiaerea.

Mobilità
Veniamo ora alla parte critica del T28 Super Heavy Tank (ed in generale di tutti i carri armati superpesanti realizzati): la mobilità. Per far muovere questo mastodonte (che ricordiamo pesava 95 tonnellate) gli americani utilizzarono un Ford GAF V-8 a benzina, che aveva una potenza di 500 hp. Il motore era praticamente lo stesso utilizzato sul carro M26 Pershing, che però pesava meno della metà. Per farla breve: il T28 Super Heavy Tank non lo muovevi nemmeno pregandolo aveva una mobilità estremamente limitata, una capacità di superamento ostacoli ridicola, una velocità massima di 13 km/h ed un’autonomia di 160 km. Il tutto in condizioni ideali.

Il motore era chiaramente sottopotenziato. Probabilmente per motivi di tempo, i progettisti si limitarono a prendere il propulsore più potente disponibile ed a montarcelo sopra. Cosa che fecero pure i tedeschi: dal Panther in su, tutti i panzer erano spinti dal Maybach HL230 (che però era più potente del Ford: 690 hp contro 500), con prestazioni decrescenti all’aumentare del peso. Però c’è da dire che la Germania non aveva la potenza industriale statunitense, e che oltretutto nel 1944 aveva praticamente perso la guerra. Nonostante questo, la Daimler tirò fuori per il Maus un motore da 1.200 hp. Va bene che bisognava andare di fretta, ma il fatto che gli americani non siano riusciti a fare di meglio per il loro carro armato superpesante è particolarmente grave.
Le prove e la fine del programma
Il primo esemplare venne consegnato nell’agosto 1945. La Germania si era arresa a maggio, mentre il Giappone era reduce da un doppio bombardamento atomico. La guerra, insomma, era finita. Quindi, l’ordinativo iniziale, da cinque, si ridusse a due veicoli.
Le prove continuarono fino al 1947, quando l’esercito decise di lasciar perdere: il T28 era decisamente troppo grosso. Muoverlo era un dramma, la manutenzione era un incubo, e soprattutto il progetto era ormai irrimediabilmente sorpassato. Il trasporto via mare, poi, era qualcosa di estremamente complicato.
Le sue dimensioni non erano più giustificate, anche perché in Unione Sovietica (il nuovo nemico) non c’era niente di così grosso da richiedere un mastodonte come il T28.
I prototipi del T28 Super Heavy Tank
Complessivamente, ne furono costruiti due. Uno di questi rimase vittima di un incidente nel 1947, durante alcuni test allo Yuma Proving Ground. In breve, il suo sottopotenziato motore Ford decise che ne aveva avuto abbastanza e prese fuoco. I danni furono così estesi che si decise di smantellarlo.
L’altro prototipo invece ha una storia abbastanza particolare. Detto in altri termini, scomparve per un quarto di secolo. Un bel giorno, nel 1974, venne ritrovato semisepolto tra i cespugli, arrugginito ed abbandonato, in un campo a Fort Belvoir (Virginia). Non si è mai capito come ci sia finito o chi ce l’abbia portato. Comunque, è stato restaurato ed oggi può essere ammirato in tutto il suo splendore a Fort Benning, in Georgia.
Gli altri “mastodonti”
Nel 1945, gli Stati Uniti realizzarono una serie di prototipi di carri armati particolarmente grossi. Il motivo del loro sviluppo era legato, essenzialmente, alla presenza sui campi di battaglia di giganti come il Tiger II e lo Jagdtiger: veicoli molto potenti, ma lenti, costosi ed estremamente problematici. Visto che il nuovo nemico sovietico non schierava niente del genere (la cosa più grossa a loro disposizione era il T-10 da 52 tonnellate), i progetti al riguardo furono abbandonati entro il 1948. Ecco un rapido riassunto. Al contrario del T28, tutti i carri della lista che segue avevano il cannone principale in torretta girevole.
- T29: 64 tonnellate, cannone da 105 mm (lo stesso del T28 Super Heavy Tank). 8 esemplari costruiti.
- T30: 86 tonnellate, cannone da 155 mm. 2 esemplari costruiti.
- T32: 54 tonnellate, cannone da 90 mm. 4 esemplari costruiti.
- T34: 65 tonnellate, cannone da 120 mm. 2 esemplari costruiti.
Tutti questi progetti a qualcosa servirono: costituirono un utile banco di prova per sviluppare tecnologie da applicare su altri veicoli corazzati, in particolare quelli più grossi. In altre parole, sono stati i carri armati su cui è stato costruito il successo degli M48 e degli M60.

Valutazione del T28 Super Heavy Tank
Come dobbiamo valutare il T28? Un progetto riuscito oppure l’ennesima follia prodotta dalla matita dei progettisti?
In questo caso la verità sta nel mezzo. Il T28, effettivamente, rispondeva ad esigenze reali: sfondare la Linea Sigfrido, contrastare i carri armati tedeschi più grossi e supportare gli Alleati nel previsto sbarco in Giappone. Il suo progetto non era nemmeno così estremo. Certo, 95 tonnellate sono tante, ma il Maus pesava il doppio.
Alla fine, i veri problemi del T28 furono due: il peso e la mobilità.
95 tonnellate, come detto, sono tante, ed imponevano parecchie limitazioni: difficoltà di trasporto, problemi per lo sbarco da una nave, l’attraversamento dei ponti… Oltre che per l’affidabilità delle componenti meccaniche. Insomma, un problema non da poco, specialmente se devi condurre una guerra di movimento. Se a questo ci aggiungiamo una mobilità ridicola, dovuta ad un motore palesemente sottopotenziato, ecco che il risultato è un carro armato praticamente inadatto ad una guerra moderna. I grandi protagonisti del secondo conflitto mondiale sono stati i carri armati medi: il principale corazzato statunitense è stato l’M4 Sherman, che pesava una trentina di tonnellate, superava i 40 km/h ed era armato con un cannone da 76 mm. Lo Sherman aveva i suoi difetti, non era invulnerabile e tendeva a prendere fuoco se colpito, ma era un veicolo efficace, veloce e che poteva essere costruito in grande quantità.
Se a peso eccessivo e mobilità inesistente ci aggiungiamo anche una scarsa affidabilità, una manutenzione onerosa e costi elevati, si capisce molto bene il perché di una produzione limitata a due prototipi. Che comunque furono utili per studiare e testare soluzioni meccaniche molto resistenti, da implementare su veicoli più piccoli.
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Dati tecnici
- Costruttore: Pacific Car and Foundry Company
- Tipologia: carro armato superpesante
- Ingresso in servizio: solo attività sperimentale nel 1945-1947
- Esemplari costruiti: 2
- Lunghezza: 11,1 m
- Larghezza: 4,39 m
- Altezza: 2,84 m
- Peso: 95 tonnellate
- Armamento principale: 1 x 105 mm
- Armamento secondario: 1 mitragliatrice
- Motore: 1 Ford GAF V-8 a benzina da 500 hp
- Velocità massima: 13 km/h
- Autonomia: 160 km
- Equipaggio: 4
Fonti
(Immagine di copertina derivata da Wikimedia Commons. Credits: US Army Signal Corps. US Public Domain)