La Svezia è stato uno dei primi Paesi al mondo a cercare di sviluppare un sottomarino nucleare nazionale. Difficile a credersi, ma è così! Il Paese scandinavo, del resto, era in grado di realizzare buoni battelli convenzionali, e quindi decise di “non perdere il treno” del nucleare.
O almeno provarci.
Lo scopo, nemmeno a dirlo, era quello di contrastare i sottomarini sovietici che puntualmente entravano nelle sue acque territoriali: un battello atomico, piccolo e con una grande autonomia, poteva essere molto utile.
Quindi, a partire dal 1956, gli svedesi iniziarono a lavorare ad un proprio progetto di sottomarino nucleare, chiamato A-11. In realtà, ne erano previste ben tre versioni, di cui due convenzionali.
I lavori sulla variane atomica, dopo una serie di cambiamenti progettuali, vennero definitivamente interrotti nel 1962, principalmente per motivi politici. La versione “convenzionale”, invece, andò avanti, e si concretizzò nella classe Sjöormen.
Premesse del sottomarino nucleare svedese
Il problema sovietico
La Svezia ha una grande tradizione nella costruzione di sottomarini. La cosa è poco conosciuta, ma in effetti il Paese scandinavo ha praticamente sempre realizzato da solo i propri battelli subacquei, fin dal 1904! In effetti, è uno dei pochi Paesi al mondo con capacità simili.
Nei primi anni cinquanta, la marina svedese (Svenska Marinen) iniziò a pensare ad un sostituto più aggiornato dei sottomarini classe Hajen. Non è che fossero vecchi, sia chiaro, anche perché la loro costruzione era iniziata nel 1953 e praticamente non erano ancora in servizio. Solo che la tecnologia subacquea faceva, in quel periodo, passi da gigante ed occorreva qualcosa di più moderno. La Svezia, tra l’altro, nonostante fosse neutrale, aveva il “problema” di essere piuttosto vicina all’Unione Sovietica.
I sovietici non scherzavano: le loro unità spesso e volentieri si spingevano fin dentro alle acque territoriali svedesi, e serviva qualcosa per contrastarli.
Quindi, la marina svedese iniziò a pensare ad una nuova classe di battelli subacquei, chiamata A-11.

Il reattore del sottomarino nucleare svedese
Cosa ovvia, un sottomarino nucleare, per funzionare, ha bisogno di un reattore. Gli svedesi, non potendo contare sulla fornitura di tecnologia estera, decisero di fare da soli. Oggi il 40% circa dell’energia del Paese è fornita da centrali nucleari (2021).
La Svezia, va detto, iniziò presto con l’energia nucleare. Già nel 1954, infatti, il Paese riuscì a costruire un piccolo reattore ad acqua pesante.
Quindi, intorno alla metà degli anni cinquanta, due aziende (il cantiere Kockoms AB, che costruiva i sottomarini, e la Stal-Laval AB) iniziarono a progettare un modello navale da 5.000 hp. Questo prese il nome di Progetto Neptun.
Il reattore, va detto, era pensato soprattutto per le navi di superficie, e non per i sottomarini. Tuttavia, si riteneva che potesse essere adattato allo scopo.
Alla fine, comunque, il progetto rimase sulla carta e, per la cronaca, la Svezia non ha mai avuto navi a propulsione nucleare.
Un progetto ambizioso, la classe A-11
Inizialmente, la classe A-11 venne proposta in tre differenti versioni, identificate da altrettante lettere.
- A-11A: versione nucleare.
- A-11B: versione convenzionale a batterie.
- A-11C: versione con propulsione AIP a ciclo chiuso.
In cima all’interesse dei militari, inizialmente, vi era la versione C: un battello convenzionale capace di operare senza avere accesso all’ossigeno atmosferico. Tuttavia, l’opzione nucleare stuzzicava, e parecchio.
Ma quali erano i motivi che spinsero la marina a considerare un battello atomico?
Beh, prima di tutto la necessità di non “perdere” il treno nucleare: gli Stati Uniti avevano costruito lo USS Nautilus, ed i vicini sovietici li avrebbero presto raggiunti…
Inoltre, vi era il discorso autonomia. Gli svedesi erano convinti di poter realizzare, grazie all’atomica, battelli piccoli ma capaci di navigare molto a lungo, che sarebbero stati l’ideale per contrastare uno sbarco sovietico.
C’è poi un discorso di tipo storico. All’epoca, infatti, molti erano convinti che in futuro la propulsione nucleare sarebbe stato uno standard per gran parte dei veicoli (navi, aerei, automobili, carri armati…), e quindi progettare un sottomarino atomico rientrava perfettamente in questa ottica.
Il sottomarino nucleare svedese A-11: sviluppo e descrizione tecnica
Gli svedesi iniziarono a ragionare su un sottomarino nucleare nel 1956. Si trattava di sostituire i classe Hajen con qualcosa di più moderno, e che fosse capace di affrontare la marina sovietica nell’ipotesi (all’epoca considerata piuttosto probabile) di uno sbarco.
Il primo progetto risale al 1956, e fu rivisto diverse volte. Nel 1962, tutti i progetti relativi ad un battello atomico furono definitivamente abbandonati.
Per la cronaca, i classe Hajen, dati i ritardi con il progetto A-11, furono seguiti da una versione migliorata, chiamata classe Draken. Alla fine degli anni sessanta, finalmente, entrarono in servizio i classe Sjöormen, risultato del progetto A-11. Per ragioni di costo, la marina svedese decise di lasciar perdere anche la propulsione AIP e di concentrarsi su una convenzionale diesel elettrica a batterie (A-11B).
Vediamo ora le varie versioni ipotizzate nel corso degli anni dei sottomarini nucleari classe A-11.

A-11A (1956)
Sulla prima versione del progetto non si sa molto. Le dimensioni erano ridottissime: appena una quarantina di metri di lunghezza, con un diametro di sei. Per dire, i classe Hajen (convenzionali) erano più lunghi di oltre 20 metri. Probabilmente, queste ridottissime dimensioni erano possibili dalla mancanza di una sala siluri: il sottomarino, infatti, non avrebbe avuto la possibilità di ricaricare i tubi una volta sparate le torpedini.
Lo scafo era a goccia, seguendo l’esempio del sottomarino convenzionale sperimentale statunitense USS Albacore (che gli svedesi conoscevano): in questo modo, sarebbe stato possibile avere alte velocità in immersione.
Una caratteristica dell’A-11 era la presenza, ai lati dello scafo, di due superfici di controllo piuttosto grosse, dall’aspetto di ali o pinne: dovevano servire per aumentare la manovrabilità in immersione. La propulsione sarebbe stata assicurata da un reattore nucleare, che avrebbe azionato una grossa elica a cinque pale.
La cosa strana del progetto è che mancano completamente i timoni di poppa. Le ipotesi sono due:
- il progetto era incompleto;
- i tecnici li avevano ritenuti inutili, visto che pensavano fossero sufficienti per “girare” le due grosse superfici laterali a forma di ala.
La seconda ipotesi è la più probabile.
- Lunghezza: 42 metri
- Larghezza: 6,1 metri
- Pescaggio: ?
- Dislocamento in emersione: ?
- Dislocamento in immersione: ?
- Propulsione: 1 reattore nucleare, un’elica
- Velocità: ?
- Profondità operativa: ?
- Profondità massima: ?
- Equipaggio: ?
- Autonomia: ?
- Armamento: tubi lanciasiluri non ricaricabili
A-11A (1957)
Quello del 1957 su il primo progetto veramente “completo” di questo sottomarino nucleare. Prima di tutto, le dimensioni: nemmeno 50 metri di lunghezza e 6 di diametro, per un dislocamento in immersione di 965 tonnellate. Praticamente un giocattolo, in confronto a quello che stavano realizzando gli statunitensi (che in immersione stazzavano più del triplo ed erano 20 metri più lunghi).
Questo A-11A riprendeva molte delle soluzioni del progetto precedente: le grandi superfici laterali allo scafo, l’elica a cinque pale (a passo variabile, era avanzatissima per l’epoca), la mancanza della sala siluri… La forma dello scafo comunque era diversa, un po’ più allungata. Inoltre, stavolta vi erano i timoni di poppa, a forma di X.
La propulsione avrebbe dovuto essere costituita da un reattore nucleare capace di spingere il sottomarino ad oltre 25 nodi in immersione. Il reattore era un problema: le ridotte dimensioni, infatti, rendevano possibile a malapena schermarlo per evitare fughe radioattive, ma si trattava di una protezione minima. I progettisti risolsero prevedendo un motore elettrico per le manovre in porto, dove il reattore per ovvi motivi non poteva essere usato in sicurezza per la propulsione.
L’armamento era piuttosto particolare.
- Sei tubi lanciasiluri da 533 mm in altrettanti tubi, che potevano essere caricati solo in porto (la sala siluri non c’era).
- 40 siluri leggeri da 400 mm in un meccanismo rotante sistemato a prua nella cassa di zavorra, che poteva sparare grazie a due boccaporti.
I siluri erano filoguidati, una tecnologia avanzatissima, per l’epoca.
I due sonar (attivo e passivo) furono montati nella falsatorre: del resto, a prua (il posto dove sono montati di solito) lo spazio era praticamente inesistente.
L’equipaggio era ridottissimo: appena 20 persone.
- Lunghezza: 48,5 metri
- Larghezza: 6,4 metri
- Pescaggio: ?
- Dislocamento in emersione: 965 tonnellate
- Dislocamento in immersione: ?
- Propulsione: 1 reattore nucleare, un’elica
- Velocità: oltre 25 nodi in immersione
- Profondità operativa: ?
- Profondità massima: ?
- Equipaggio: 20
- Autonomia: ?
- Armamento: 6 tubi lanciasiluri non ricaricabili da 533 mm; un sistema rotante con 20 siluri da 400 mm
A-11A (1958)
Il progetto A-11A del 1958 era una versione in scala ridotta di quello dell’anno precedente. Lungo qualche metro in meno e leggermente più stretto, aveva un dislocamento in immersione di appena 660 tonnellate.
Vi erano alcune differenze.
- L’elica era stata modificata: l’ambiziosissimo modello a passo variabile, evidentemente, era stato ritenuto troppo complesso e ne era stata prevista una “normale”, più piccola.
- I timoni di poppa erano cruciformi e non più a X.
Per il resto, il progetto era decisamente simile.
- Lunghezza: 43,5 metri
- Larghezza: 5,6 metri
- Pescaggio: ?
- Dislocamento in emersione: 660 tonnellate
- Dislocamento in immersione: ?
- Propulsione: 1 reattore nucleare. 4.000 hp, un’elica
- Velocità: oltre 25 nodi in immersione?
- Profondità operativa: ?
- Profondità massima: ?
- Equipaggio: ?
- Autonomia: ?
- Armamento: 6 tubi lanciasiluri non ricaricabili da 533 mm; un sistema rotante con 20 siluri da 400 mm
A-11A (1962)
La versione del 1962 era completamente diversa dalle precedenti. Vediamo meglio.
- Il sottomarino era più grosso: oltre 50 metri di lunghezza e 6 di diametro, con un dislocamento di 1.170 tonnellate in emersione.
- Il reattore era più potente: 7.000 hp contro i 4.000 precedenti.
- C’era una sala siluri: questo voleva dire che i tubi potevano essere ricaricati in mare. Complessivamente, questi erano sei (quattro da 533 mm e due da 400 mm).
- Lo scafo aveva perso la forma a goccia allungata, ed ora era cilindrico (cosa che stavano iniziando a fare anche gli americani).
- Le grandi superfici mobili laterali (le famose “ali”) erano sparite.
- I timoni di poppa erano decisamente più sofisticati, e riprendevano lo schema cruciforme dello USS Albacore.
Insomma, questa versione dell’A-11A era decisamente molto più convenzionale dei progetti precedenti, anche se continuava a distinguersi per le ridotte dimensioni.
Quella del 1962 fu l’ultima versione dell’atomico A-11: quello stesso anno, infatti, il progetto fu cancellato.
- Lunghezza: 51,2 metri
- Larghezza: 6,04 metri
- Pescaggio: ?
- Dislocamento in emersione: 1.170 tonnellate
- Dislocamento in immersione: ?
- Propulsione: 1 reattore nucleare. 7.000 hp, un’elica
- Velocità: oltre 25 nodi in immersione?
- Profondità operativa: ?
- Profondità massima: ?
- Equipaggio: 21
- Autonomia: ?
- Armamento: 4 tubi lanciasiluri da 533 mm; 2 tubi lanciasiluri da 400 mm
La fine del sottomarino nucleare svedese
Nel Paese c’era molto scetticismo su un sottomarino nucleare nazionale: la popolazione era generalmente contraria alle armi nucleari, e pure i sottomarini furono coinvolti in queste critiche. Oltretutto, si sarebbe trattato di un programma piuttosto costoso (i sottomarini nucleari costano, e parecchio).
Oltretutto, a partire dagli anni sessanta, gli SSBN statunitensi carichi di missili Polaris iniziarono ad incrociare nei pressi delle acque svedesi. In un certo senso, la Svezia, anche se non era parte della NATO, si ritrovò inserita nel dispositivo di protezione nucleare americano. Quindi, la necessità di sottomarini atomici in sostanza venne meno.
Fonti
(immagine di copertina tratta da Wikimedia Commons. Credits: Erik Sevilla Estrada. CC BY-SA 2.0)