Questa è la storia della più potente fortezza francese, e di come fu conquistata da un sergente tedesco. Fort Douaumont: una possente opera fortificata, giudicata inespugnabile ma lasciata praticamente sguarnita per la miopia degli alti comandi. Un sergente tedesco, un certo Kunze, che si arrampica con l’aiuto dei suoi uomini, entra in una feritoia e cattura l’intera guarnigione da solo. I francesi che provano a minimizzare la sconfitta, ed alla fine riconquistano il forte perdendo oltre 100.000 uomini. Una storia assurda, ambientata nel 1916, durante quel micidiale mattatoio che fu la battaglia di Verdun.
La genesi di Fort Douamont
Il disastro del 1870
La sconfitta del 1870 contro la Prussia aveva convinto i francesi a rivedere completamente il sistema difensivo ai loro confini. Il problema, infatti, era stato (tra le altre cose) il modo in cui erano articolate le opere difensive. Queste, in gran parte, erano ancora organizzate secondo i criteri del maresciallo Vauban: fortezze molto ben difese, praticamente imprendibili, ma isolate. In gran parte, tra l’altro, risalivano proprio al periodo del maresciallo stesso, quindi ai tempi di Luigi XIV: decisamente poco adatte per una guerra moderna. Contro i tedeschi, nel 1870, le fortezze si erano rivelate effettivamente imprendibili (o comunque molto difficili da conquistare), ma questo non era stato un problema: i prussiani le avevano assediate, bloccando al loro interno l’esercito francese e vincendo la guerra.
Il sistema “Séré de Rivières”
Serviva dunque qualcosa di più moderno. L’idea venne dal generale Séré de Rivières, che ideò una nuova tipologia di sistema fortificato: invece di puntare su opere potenti ma isolate, le fortezze dovevano essere costruite in modo da potersi sostenere a vicenda ed essere collegate tra loro da un articolato sistema di comunicazioni. Il tutto tenendo i nemici il più lontano possibile da Parigi. Queste opere difensive vennero realizzate sotto il controllo di un comitato apposito, costituito nel 1872. Le stesse fortezze dovevano essere costruite (o ristrutturate) tenendo presenti i miglioramenti tecnologici, soprattutto nel campo dell’artiglieria.
La costruzione di Fort Douamont iniziò nel 1885 e durò un paio d’anni. Successivamente, venne completamente ristrutturato tra il 1901 ed il 1913. Realizzato in base alle indicazioni del comitato sopra citato, faceva parte della zona difensiva di Verdun. Questa era un’area potentemente fortificata, che comprendeva qualcosa come venti forti principali ed una quarantina di media importanza. Praticamente, era considerata imprendibile. Fort Douamont era l’opera difensiva principale.
Caratteristiche di Fort Douaumont
Caratteristiche generali
Fort Douamont era considerato imprendibile, almeno per gli standard dell’epoca. Lungo 400 metri, occupava una superficie di 30.000 metri quadrati, con una forma che ricordava una freccia. Internamente, era organizzato in due livelli sotterranei, protetti da metri e metri di cemento armato, terra e sabbia: in questo modo, la potenza dei proiettili sarebbe diminuita molto, così come la loro capacità perforante. Inoltre, all’interno vi erano due corridoi principali che correvano in direzione est-ovest: posti uno sopra all’altro, collegavano i vari ambienti, e consentivano di raggiungere rapidamente (ed in sicurezza) le aree più esterne della fortezza.
Armamento
L’armamento consisteva in un cannone da 155 mm e cinque da 75 mm. Il pezzo da 155 mm era sistemato in una torre girevole retrattile, chiamata Galopin (dal nome del suo ideatore): era “a scomparsa”, ed aveva uno spessore alla sommità di 40 centimetri (più altri 30 che proteggevano la camera di tiro). Dei cinque canoni da 75 mm, uno era sistemato in una torre simile e gli altri quattro in feritoie laterali. Completavano il quadro parecchie mitragliatrici e feritoie varie, che consentivano di “battere” tutto il territorio circostante. L’ingresso al complesso fortificato era protetto da armi antiuomo sparse in numerose torrette. La fortezza era circondata da un fossato profondo sette metri, oltre all’immancabile filo spinato.

La guarnigione necessaria per difendere il tutto era di circa 500 uomini.
Insomma, si trattava di un’opera fortificata moderna e potente, all’epoca considerata la più potente d’Europa: avrebbe sicuramente dato parecchio filo da torcere a chiunque avesse provato a conquistarla. Se solo ci fosse stato qualcuno a difenderla…

Fort Douamont all’inizio della guerra
Le fortezze di Liegi
All’inizio della prima guerra mondiale, i tedeschi invasero il Belgio per aggirare le difese francesi e puntare direttamente su Parigi. Qui incontrarono e conquistarono la piazzaforte di Liegi, difesa da un anello di fortificazioni estremamente potenti. L’esercito del Kaiser le smantellò letteralmente a cannonate, bersagliandole con i potenti obici da 420 mm. Il fatto fece una grande impressione sui contemporanei, e soprattutto sui francesi. Infatti, i generali transalpini giunsero alla conclusione che le fortezze, in una guerra moderna, erano inutili, e che l’artiglieria da assedio tedesca era troppo potente. Quindi, meglio disarmare i forti, recuperare gli armamenti e spedire gli uomini in trincea.

Valutazioni francesi su Verdun
Le fortezze di Verdun furono disarmate per ordine diretto del generale Joffre nell’agosto 1915, e la guarnigione sostituita con riservisti. Gli unici cannoni rimasti furono i due nelle torri (il 155 ed il 75 mm), perché era troppo complicato rimuoverli (più che altro avrebbero dovuto smontare tutto: sarebbe stato un lavoro enorme).
In realtà, le valutazioni dei generali francesi sulle fortezze erano completamente errate. Prima di tutto, i forti di Verdun erano molto più adatti delle fortezze belghe a sopravvivere ad un bombardamento di artiglieria. Lo stesso Fort Douamont era stato bersagliato nel 1914 da un obice da 420 mm, e non aveva riportato gravi danni.
Inoltre, la difesa belga dei forti aveva rallentato l’avanzata tedesca in modo decisivo. La settimana che l’esercito del Kaiser perse per assediare l’anello fortificato ritardò tutti i piani di attacco, e secondo alcuni fu determinante nel salvare Parigi. Insomma, se i tedeschi non erano riusciti a vincere la guerra nel 1914, il merito (o la colpa, a seconda dei punti di vista) era stato proprio dei forti di Liegi.
Genesi di un disastro
Una fortezza indifesa
Quando i tedeschi attaccarono a Verdun, il 21 febbraio 1916, la zona era scarsamente difesa. Il comando francese, infatti, era convinto che i tedeschi avrebbero lanciato un’offensiva in Russia, o comunque non nella zona di Verdun. Questo accadde in parte per l’ottimo lavoro di disinformazione portato avanti dai teutonici, in parte per non aver ascoltato i comandanti del settore, i quali avevano capito che ci stava “qualcosa di grosso” in preparazione.
Fort Douamont, la più potente fortezza francese, era praticamente sguarnita. La sua guarnigione consisteva in 56 riservisti, comandati da un sottoufficiale (probabilmente un sergente maggiore) chiamato Chenot. Si trattava di artiglieri, il cui unico compito, in pratica, era manovrare i due cannoni rimasti ed assicurare un minimo di sorveglianza. Ma com’è stato possibile che, in vista di un’offensiva, nessuno abbia pensato a rafforzare le guarnigioni delle fortezze? In fondo, i comandanti locali avevano intuito che i tedeschi avrebbero attaccato.

Le responsabilità
La mancata difesa di Fort Douamont (di cui noi ci occupiamo in questo articolo) viene da alcuni testi attribuita al generale Paul Chrétien. Secondo queste fonti, il generale, in procinto di essere trasferito o congedato, avrebbe dimenticato di informare il suo successore sulla situazione dei forti. Quindi, una delle più clamorose sconfitte francesi sarebbe stata colpa della dimenticanza di un generale. O no?
In realtà questa ricostruzione è completamente errata. Chrétien assunse il comando della zona il 19 gennaio 1916, un mese prima dell’attacco tedesco. Subito dopo la prima ispezione della zona, definì la situazione sul campo disastrosa, e ne informò i superiori. Per quanto riguarda le fortezze, non è affatto vero che se ne dimenticò o le ignorò. Semplicemente, non erano di sua competenza. Sembra incredibile, ma è proprio così: Chrétien aveva il comando delle truppe schierate nel settore di Verdun, ma le fortezze erano sotto il comando del governatore militare della città, il generale Herr. Chrétien provò ad ispezionare Fort Douaumont, ma non venne fatto entrare. Il comandante della guarnigione, Chenot, che aveva preso molto sul serio il suo incarico, quando si ritrovò il generale all’ingresso del forte, minacciò di farlo arrestare per spionaggio, affermando che la zona era sotto il controllo del governatore di Verdun e che nessuno poteva entrare.
Chrétien quindi fu costretto a lasciar perdere. Il suo capo di stato maggiore, poi, lo tranquillizzò: Fort Douaumont è ben difeso!
In breve dunque, la situazione dei forti fu il risultato di una serie di circostanze. Il generale Chrétien, appena arrivato, non era a conoscenza della situazione. Venne rassicurato dai suoi collaboratori, ma non poté verificare di persona. Il generale Herr rimase al precedente ordine di sguarnire le fortezze, e non pensò (o non ritenne necessario, o si dimenticò…) di rafforzare la guarnigione. Poi, la mentalità francese dell’epoca fece il resto: le fortezze erano viste come qualcosa di separato ed autonomo, e quindi nessuno pensò ad inviare rinforzi.
La conquista tedesca di Fort Douaumont
I brandeburghesi avanzano indisturbati
Quando iniziò la battaglia di Verdun, il 21 febbraio, Fort Douaumont era difeso dal già citato Chenot ed i suoi artiglieri, lasciati senza rinforzi, rifornimenti, e soprattutto ordini.
25 febbraio pomeriggio. Dopo un vittorioso assalto la mattina, alcuni uomini del 24° reggimento di fanteria del Brandeburgo si diressero in esplorazione verso le formidabili postazioni di Fort Douaumont. Si trattava di una decina di soldati, comandati da un sergente di nome Kunze. Questi superarono il fossato e si diressero verso una feritoia. La situazione era molto strana: quella che doveva essere una fortezza inespugnabile, una delle più potenti d’Europa, era muta. Nessuno sparava un colpo. Il gruppo fu anche piuttosto fortunato: il tempo era pessimo, e nessuna delle pattuglie francesi nei dintorni li vide avvicinarsi.

Quello che Kunze ed i suoi non potevano sapere era che il forte era praticamente sguarnito. Non solo la guarnigione era ridotta a poco più del 10%, ma gli uomini erano quasi tutti al riparo nei livelli più bassi, per sfuggire al cannoneggiamento tedesco. Tutte le feritoie ed i posti di osservazione erano sguarniti, e l’unica parte presidiata era la torre da 155 mm, da cui Chanot ed alcuni artiglieri stavano facendo fuoco su obiettivi distanti vari chilometri.
Probabilmente più per curiosità, e senza avere ordini in merito, i soldati fecero una piramide umana ed il sergente entrò nella feritoia. Qui, armato solo del suo fucile, iniziò ad esplorare i corridoi. Ad un certo punto, si imbatté in un grosso gruppo di artiglieri francesi in una stanza, e li chiuse dentro.
L’occupazione di Fort Douaumont
Nel frattempo, il gruppo di Kunze (rimasto all’esterno) aveva preso contatti con un altro reparto, comandato da un certo Radtke, un tenente della riserva. Questi, resosi conto che il forte era scarsamente difeso ed essendo il più alto in grado presente, prese il comando e concluse l’occupazione della fortezza. Kunze attese paziente i rinforzi nella cucina del forte, mangiando alcune uova e sorseggiando vino. Fort Douaumont era caduto in un modo clamoroso: i tedeschi non avevano sparato un solo colpo, e l’unica perdita, se così si può chiamare, fu uno degli uomini di Kunze che si era sbucciato un ginocchio! Per un’incredibile serie di errori, disattenzioni e mancanza di coordinamento, ora gli uomini del Kaiser disponevano di una formidabile postazione per le loro azioni future.

Ringraziamenti sbagliati
Dopo che Radtke e Kunze ebbero occupato la fortezza, giunsero le colonne di rinforzo del capitano Haupt e del tenente colonnello Von Brandis. Questi fu l’ultimo ufficiale ad arrivare a Fort Douaumont, ma il primo a telegrafarne ai superiori la conquista. Quello che accadde dopo ebbe del clamoroso. Nessuno, nell’alto comando tedesco, si preoccupò di approfondire la dinamica dell’accaduto, e Von Brandis venne ritenuto il conquistatore del forte. Ormai considerato l’eroe di Douaumont, fu decorato dal principe Guglielmo, l’erede al trono, con il Pour le Mérite, la più alta decorazione prussiana. Haupt ricevette lo stesso riconoscimento poco tempo dopo. Radtke e Kunze non ebbero nemmeno un “grazie”.
La verità storia venne ristabilita solo negli anni trenta, quando alcuni ricercatori approfondirono le circostanze della caduta del forte. Solo a quel punto emersero i meriti di Kunze e Radke, che tra l’altro erano sopravvissuti alla guerra. Alla fine qualche soddisfazione se la presero pure loro: Kunze (che all’epoca era poliziotto) venne promosso, mentre Radtke ricevette una foto autografata del principe Guglielmo, l’ormai ex erede al trono. La notizia che Kunze sia stato decorato anche lui con il Pour le Mérite non è confermata.

La versione francese
Lo smacco per i francesi era stato tremendo. Per cercare di giustificare la perdita agli occhi dell’opinione pubblica, furono costretti nei bollettini a gonfiare le perdite tedesche in un modo inverosimile: la conquista di Fort Douaumont era stato un bagno di sangue per il nemico, le truppe francesi si erano battute fino all’ultimo uomo e la fortezza era ridotta in rovine ed inutilizzabile. Ovviamente, nulla di tutto questo era vero.
La riconquista francese
La rimozione di Herr
Il giorno dopo la caduta di Fort Douaumont, il generale Herr venne rimosso e trasferito ad altro incarico. Probabilmente, non fu solo per la caduta del forte, ma per il modo in cui aveva condotto la battaglia (ordini contraddittori che avevano aumentato la confusione, utilizzo errato dell’artiglieria, ecc.). Comunque, visto che con i bollettini inventati non si vincono le battaglie, l’esercito francese aveva un problema: riconquistare il forte.
Fort Douaumont sotto occupazione tedesca
Nel frattempo i due contendenti non stavano con le mani in mano: i tedeschi usavano la fortezza come una solida retrovia, i francesi la cannoneggiavano come se non ci fosse un domani. Paradossalmente, però, i danni maggiori li fecero proprio i tedeschi. Il 16 maggio 1916, un gruppo di soldati, in cucina, ebbe l’idea di scaldarsi il caffè utilizzando il liquido del lanciafiamme. Liquido estremamente infiammabile. L’effetto fu micidiale: prese fuoco la vicina scorta di bombe a mano, che a sua volta incendiò un deposito di munizioni che era messo proprio accanto alla cucina. Il forte fu sconquassato da un’esplosione, che uccise centinaia di soldati. Quelli che tentarono di uscire fuori non furono riconosciuti dai commilitoni, che gli spararono addosso scambiandoli per francesi. Un macello, tutto provocato da una fiamma incontrollata per un caffè. Per il resto, Fort Douaumont rimase saldamente in mano tedesca.

Gli attacchi francesi
I francesi provarono varie volte a rioccupare il forte. Il primo serio tentativo fu un attacco sferrato a maggio, che si concluse in un disastro: dopo aver occupato una parte della fortezza, gli attaccanti dovettero tornare alle postazioni di partenza. Il problema erano le artiglierie: i mortai usati dai francesi, i 370 mm, erano potenti ma non in grado di perforare il tetto della fortezza.
Il secondo tentativo fu preceduto da un fuoco d’artiglieria di quelli apocalittici, che ridusse il terreno ad un paesaggio lunare. I francesi stavolta utilizzarono cannoni di quelli grossi, in particolare degli obici ferroviari da 400 mm che ebbero effetti devastanti sul forte. Poi il 24 ottobre sferrarono l’attacco decisivo.
Il cannoneggiamento rese impossibile per i tedeschi tenere la fortezza, che infatti iniziarono a sgomberarla. Quando le truppe francesi raggiunsero Fort Douaumont, questo era scarsamente difeso, e lo occuparono senza troppe difficoltà.
Il forte era gravemente danneggiato, e rimase nelle mani degli originali proprietari fino alla fine della guerra. La su riconquista era costata la vita a 100.000 soldati francesi.

Fort Douaumont oggi
Oggi la fortezza ancora esiste, ed è visitabile. I danni prodotti dalla battaglia sono ancora visibili, così come il paesaggio lunare nei dintorni (anche se l’erba ha decisamente addolcito i crateri). Fort Douaumont, paradossalmente, è un sacrario militare tedesco. I 679 soldati morti nell’esplosione del 16 maggio 1916, infatti, sono ancora sotto le macerie. La galleria dove sono sepolti è oggi chiusa da un muro, con una lapide ed una croce che li ricordano.
Nella zona comunque, sono parecchi i resti della battaglia ancora visibili. Oltre alle fortezze ed ai crateri delle bombe, vi è anche un grande ossario. Ma la testimonianza più impressionante è la cosiddetta “zona rossa”, un’area interdetta ad ogni attività umana che, ad oltre 100 anni di distanza, è ancora impossibile da visitare a causa dell’enorme quantità di proiettili inesplosi. Gli artificieri continuano a lavorarci, ed alcune stime dicono che ne avranno per qualche altro secolo.

Fonti
- Memorial du Verdun e Fort de Douaumont – icsm.it
- Fort Douaumont – fortiffsere.fr
- La caduta di “Fort Douaumont” – ipercorsidellastoria.altervista.org
(Immagine di copertina tratta da Wikimedia Commons. Credits: Photographisches Bild- und Film-Amt. Public Domain)