Il Lun fu il terzo e ultimo dei grandi ekranoplani costruiti in Unione Sovietica. Era conosciuto anche come Progetto 903 (o, se volete, classe Utka. Il solito nome in codice NATO…), e ne fu costruito solo uno.
Lun è la parola russa per colomba. Un nome poetico, forse poco adatto se si pensa che fu l’unica di queste incredibili macchine ad essere equipaggiata con missili antinave. Ma rappresentò l’evoluzione finale di questa categoria di velivoli, e forse fu, in piccolo, quello che il progettista Alekseyev (e con lui Khrushchev) aveva sperato per le sue creazioni più di 20 anni prima: una formidabile arma contro le portaerei americane. E probabilmente a ragione, visto che gli analisti a stelle e strisce lo chiamarono, informalmente, “assassino di portaerei”.
Sviluppo & test
Probabilmente, le origini del Lun risalgono alla fine degli anni sessanta, quando l’ufficio tecnico di Alekseyev iniziò a pensare ad un ekranoplano per operazioni di recupero di equipaggi in difficoltà. Dopo varie evoluzioni, nacque il Progetto 903, che di pacifico non aveva più nulla. La costruzione iniziò negli anni ottanta, sempre tra le solite difficoltà politiche visto che questo tipo di velivoli aveva ben pochi sostenitori nelle alte sfere.
Il prototipo, che rimase anche l’unico esemplare, venne chiamato MD-160 e “volò” per la prima volta nel luglio 1986, sempre nel Mar Caspio. L’anno successivo venne trasferito nella Flotta del Mar Nero. Anche se entrò in servizio nel 1989, probabilmente svolse solo attività sperimentali e test, poiché la fine dell’Unione Sovietica interruppe tutti i programmi. Nel 1992 venne messo in disarmo, ma non si sa bene quando venne affettivamente radiato. Fino a qualche anno fa, risultava addirittura “in attesa di revisione”, in carico alla solita Flottiglia del Caspio e “parcheggiato” nella base navale di Kaspiysk (eccolo).
Nel 2020, il Lun è stato rimorchiato fino a Derbent, dove è prevista l’apertura di un parco tematico (di cui questo colosso sarà una delle principali attrazioni). Nel frattempo, giace “spiaggiato” nei pressi della città.
Un secondo esemplare era in costruzione, ma poi si decise di modificarlo come velivolo di recupero per gli equipaggi dei sottomarini in difficoltà. Si trattava dello Spasatel, e ne parlo altrove.
Descrizione tecnica dell’ekranoplano Lun
Il Lun era un dimostratore di tecnologia, esattamente come il suo antenato KM. Quest’ultimo serviva a dimostrare la fattibilità tecnica dei grandi ekranoplani, mentre il primo serviva a dimostrare la possibilità di usarne uno per lanciare un missile antinave.
Le linee generali richiamavano molto il KM. Lungo 73 metri e largo 44, aveva ali dritte, e la solita deriva alta con superfici orizzontali a V. Rispetto all’Orlyonok, recuperava il “pilone” dietro alla cabina, con gli otto motori sopra (stavolta erano dei turbogetti Kuznetsov NK-87 da 13.000 kg/s l’uno). A differenza dei modelli precedenti, questi servivano non solo per la fase di partenza, ma anche per quella di crociera: i motori sulla deriva erano assenti. Le prestazioni erano di tutto rispetto: 500 km/h ed un’autonomia di circa 3.000 km, per un peso massimo di 380-400 tonnellate.

Adesso veniamo alla vera novità dell’ekranoplano Lun: l’armamento, che era abbastanza pesante. Ben sei missili antinave P-270 Moskit, chiamati anche 3M80 e noti in Occidente con la codifica di SS-N-22 Sunburn (si lo so, le designazioni missilistiche russe sono un macello), che all’epoca erano il meglio che la tecnologia sovietica potesse offrire nel campo (non che oggi facciano schifo, eh. Comunque ne parlo dopo). Questi erano montati in altrettanti tubi di lancio, in tre coppie sopra la fusoliera. Non si trattava di una soluzione particolarmente aerodinamica, ma per i test andava più che bene.
Ma esattamente, quali sarebbero stati i vantaggi di usare, come piattaforma lanciamissili, un ekranoplano invece di una comune (e meno complicata) nave? Beh, provate voi ad individuare un oggetto basso (sette metri massimo sulla superficie), con una scarsa segnatura radar, che viaggia a 500 km/h. E che, oltretutto, vi lancia una cosa che va a oltre 2.500 km/h. La gittata non era eccessiva (per le prime versioni del Moskit si parlava di 120 km), ma sarebbe stato comunque molto difficile da intercettare. E per le sue caratteristiche, un ekranoplano avrebbe avuto anche buone possibilità di mettersi al sicuro dopo il lancio.
L’ekranoplano Lun, quindi, sarebbe stato l’ideale per avvicinarsi ai gruppi navali NATO e sferrare un primo, micidiale attacco. Oggi la tecnologia è migliorata, e probabilmente un velivolo simile verrebbe individuato senza troppi problemi. Ma all’epoca non era così, e forse il soprannome di “assassino di portaerei” non era poi così sbagliato…
Le portaerei nucleari americane sarebbero state l’obiettivo del Lun.
SS-N-22 Sunburn: il missile
Come detto precedentemente, ecco un approfondimento del missile imbarcato sul Lun. Il suo nome è P-270 Moskit, ed è un missile antinave (ovviamente russo) a medio raggio, supersonico, che si può lanciare attraverso una pluralità di piattaforme (navi, aerei, camion modificati). Venne sviluppato nella prima metà degli anni ottanta in Unione Sovietica dall’ufficio tecnico Raduga. In Occidente è conosciuto con il nome in codice NATO di SS-N-22 Sunburn (nome che, tra l’altro, identifica anche un altro missile, il P-80 Zubr. Questo perché all’inizio l’intelligence occidentale era convinta che si trattasse dello stesso sistema d’arma, quando in realtà erano diversi anche i progettisti).
La versione imbarcata del P-270 è identificata con la sigla 3M80, utilizzata sui cacciatorpediniere della classe Sovremenny e sulle corvette lanciamissili Tarantul III. Negli anni, ne sono state realizzate versioni più potenti o con gittata maggiore (3M82 e 9M80E).
Il P-270 è quello che si può definire “un gran brutto cliente”. Immaginate una cosa lunga oltre 9 metri, pesante circa 4 tonnellate e che viaggia a 2.800 km/h. Se non vi affonda, sicuramente vi riduce piuttosto male.
Andiamo più sul tecnico. Si tratta di un missile lungo tra i 9,3 ed i 9,7 metri, con un peso al lancio tra i 3.970 e 4.150 kg a seconda della versione. Il corpo ha un diametro di 80 cm, con delle alette che una volta dispiegate aumentano la larghezza totale a oltre due metri. La propulsione consiste in uno statoreattore con quattro prese d’aria semiaffogate nel corpo del missile, “attivato” da un motore a razzo che occupa gran parte del retro.

La gittata è variabile a seconda della piattaforma di lancio e della versione, ma compresa tra 120 e 250 km. La testata è corazzata, ed ha un peso di 300 kg. Può trasportare normale esplosivo ad alto potenziale oppure una bomba atomica da 120 kilotoni (più o meno 6 volte la bomba di Hiroshima).
La versione navale del P-270 ha un tempo di preparazione al lancio di 50 secondi, che scendono ad 11 nel caso di “allerta”, con tutti i sistemi di bordo già pronti al combattimento. Subito dopo il lancio, arriva ad alta quota raggiungendo la massima velocità, per poi proseguire la sua corsa praticamente a pelo d’acqua a mach 2.2. Per coprire la massima gittata impiega un paio di minuti, lasciando quindi un tempo ridottissimo per l’intercettazione (nell’ordine della trentina di secondi): di conseguenza, è un missile ideale per “bucare” difese anche consistenti, visto che i normali sistemi per eludere questi ordigni (cannoni a tiro rapido, missili antimissile, manovre evasive ed inganni elettronici) non sono molto efficaci a causa del poco preavviso.
Dati tecnici
- Tipo: ekranoplano antinave
- Primo volo: 1987 nel Mar Caspio (1986 se si considera il fiume Volga)
- Esemplari costruiti: 1
- Lunghezza: 73,8 m
- Apertura alare: 44 m
- Altezza: 19,2 m
- Peso a vuoto: 400 tonnellate
- Propulsione: 8 turbogetti Kuznetsov NK-87
- Velocità massima: oltre 500 km/h
- Autonomia: 3.000 km (o 5 giorni)
- Tangenza: 1-5 m
- Armamento: 6 x SS-N-22 Sunburn
- Equipaggio: 9
Video
- Il Lun in azione. Il velivolo viene filmato durante la navigazione e mentre lancia il missile Moskit
Fonti
(immagine di copertina derivata da Wikimedia Commons. Credits: autore sconosciuto, DIA. US Public Domain)