I sottomarini nucleari da attacco (SSN) della classe Virginia rappresentano “l’ultimo grido” della flotta subacquea d’attacco della US Navy. Chiamati anche classe SSN-774, sono entrati in servizio a partire dal 2004.
Questi battelli sono essenziali per la marina statunitense, tanto che si prevede di realizzarne oltre sessanta: il loro compito primario, infatti, sarà quello di sostituire la (numerosa) classe Los Angeles, assicurando così agli Stati Uniti una flotta subacquea efficiente e numerosa. Inoltre, i Virginia dovranno rimpiazzare anche i quattro Ohio SSGN, che verranno tutti ritirati dal servizio entro il 2026-2028.
Moderni, sofisticati, silenziosi e soprattutto (relativamente) economici, i 774 possono svolgere una pluralità di missioni, sia negli oceani sia in acque basse, con una versatilità che ad oggi non si è mai vista per nessun altro SSN. Questi sottomarini, dunque, costituiscono la più moderna piattaforma subacquea oggi a disposizione della US Navy: progettati per rispondere alle sfide del XXI secolo, ed assicurare la superiorità nella guerra subacquea agli Stati Uniti almeno fino al 2070.
O almeno così sperano i comandi della US Navy.
Storia
La nascita della classe Virginia
Lo sviluppo di una nuova classe di sottomarini nucleari da attacco venne avviato nel 1991. All’epoca questo progetto era conosciuto con il nome in codice di Centurion, poi rinominato New SSN (NSSN). La US Navy aveva una necessità ben precisa: sostituire (sul lungo termine, chiaro) la classe Los Angeles, che era entrata in servizio una quindicina d’anni prima. La Guerra Fredda stava finendo, il nemico sovietico si sarebbe dissolto di lì a poco, però era comunque il caso di iniziare a pensare a qualcosa di nuovo. Nuovo e possibilmente economico.
Due anni prima, infatti, era iniziata la costruzione dello USS Seawolf (SSN-21), primo esemplare di quella che, nelle intenzioni della marina, avrebbe dovuto essere una sorta di “sottomarino definitivo”, in grado di dominare gli oceani per i decenni a venire. Il problema erano i costi: il Seawolf costava troppo, e non poteva essere costruito in massa (la produzione infatti venne interrotta dopo appena tre unità). La fine della Guerra fredda e la riduzione delle spese per gli armamenti, poi, non semplificarono le cose.

Una versione economica dei Seawolf?
I Virginia sono stati spesso descritti come una “versione economica” dei Seawolf. Cerchiamo di capire meglio. I Seawolf, indubbiamente, vennero sviluppati per sostituire i Los Angeles, soprattutto alla luce delle ultime realizzazioni sovietiche in campo subacqueo (classi Akula, Sierra e Typhoon), ma la marina si rese subito conto che numericamente la cosa non sarebbe stata fattibile. Fin dall’inizio, infatti, il costo unitario di questi sottomarini apparve elevato, e quindi si pensò di realizzarne “appena” 29 (meno della metà dei Los Angeles). Successivamente, quando il problema-costi divenne evidente in tutta la sua gravità (un Seawolf costava, più o meno, la metà di una portaerei atomica da 100.000 tonnellate) il numero venne ridotto a 12.
Appare chiaro, dunque, che i Seawolf non avrebbero mai potuto completamente rimpiazzare i Los Angeles, almeno numericamente. Quindi, è molto probabile che la US Navy avesse previsto, fin dagli anni ottanta, la necessità di affiancare a questi sofisticatissimi (e costosissimi) sottomarini qualcosa di più economico.

Attenzione ai costi
Quando la Electric Boat (divisione navale della General Dynamics) iniziò a sviluppare i futuri Virginia, fu costretta a tenere in grande considerazione il discorso costi. Infatti, era chiaro che la US Navy non sarebbe stata disposta a spendere cifre improponibili per dei nuovi SSN, che tra l’altro non avrebbe nemmeno saputo come giustificare davanti al Congresso ed ai contribuenti.
I progettisti, dunque, utilizzarono una serie di soluzioni per non sforare il budget.
- Tecnologie CAD (computer-aided design). I Virginia furono le prime navi da guerra statunitensi progettate facendo largo uso di tecnologie informatiche: in particolare, fu utilizzato l’applicativo CATIA per la modellazione 3D. Le cose, va detto, non andarono proprio lisce: queste tecnologie non erano ancora mature, e ci furono alcuni problemi.
- Componenti COTS. COTS è l’acronimo per Commercial off-the-shelf, ed indica tutti quei componenti hardware e software disponibili sul mercato. La US Navy per decenni ha fatto largo uso di componentistica ed applicativi “dedicati”: progettati esplicitamente per le sue esigenze, ma molto più costosi. I COTS invece, essendo di produzione corrente, consentono risparmi notevoli. I Virginia furono i primi sottomarini nucleari sui quali, fin dalla fase progettuale, si decise di utilizzare componentistica simile.
- Soluzioni modulari. I classe Virginia sono stati i primi sottomarini statunitensi progettati per essere costruiti “a moduli”. Che vuol dire? Solitamente, quando venivano realizzati i sottomarini, prima veniva assemblato lo scafo pressurizzato (che è composto da una serie di sezioni cilindriche), e poi tramite le varie aperture veniva inserito l’equipaggiamento interno: un processo piuttosto lungo, e pure abbastanza pericoloso per gli operai. La costruzione modulare, invece, prevede di realizzare grossi segmenti di strumentazione all’esterno, e di inserirli successivamente nelle sezioni di scafo prima che queste vengano unite. Il sottomarino viene “creato” unendo i vari “pezzi” con gli “interni” già pronti. Un processo più sicuro, rapido e, soprattutto economico.
Il risultato di questa lunga progettazione fu un battello di dimensioni simili a quelle dei due predecessori: qualche metro più lungo e con un dislocamento in immersione a metà strada tra i Los Angeles ed i Seawolf. Ma soprattutto, più “gestibile” economicamente.

Due cantieri per la classe Virginia
La costruzione dei primi quattro esemplari venne autorizzata nel 1998. Come al solito, il responsabile del programma era la Electric Boat, con i cantieri di Newport News come principale “subcontractor” (i cantieri di Newport News sono di proprietà della Huntington Ingalls Industries, la più grande impresa di costruzioni navali del Paese). Nota importante: questi due cantieri navali sono gli unici, negli Stati Uniti, che realizzano ancora sottomarini nucleari. La marina decise di affidare la costruzione dei battelli ad entrambi, secondo lo schema seguente.
- Ogni cantiere realizza esclusivamente alcune parti del sottomarino. Per la cronaca, prua, poppa, falsatorre, aree comuni e sala siluri vengono realizzati dai cantieri navali di Newport News, mentre sala macchine, sala controllo, sezioni di scafo pressurizzato sono responsabilità della Electric Boat.
- I sottomarini vengono assemblati da entrambi i cantieri. Di conseguenza, le varie parti vengono trasportate sul sito di assemblaggio. Il cantiere che assembla le vaie parti si occupa anche delle prove.
- Il compartimento reattore viene realizzato dal cantiere che assembla il sottomarino.

Tutta questa “movimentazione” di parti ovviamente ha un costo. La US Navy, tuttavia, ha deciso che questa è la soluzione migliore per “mantenere le competenze”: avere due cantieri perfettamente in grado di realizzare un sottomarino nucleare, infatti, consentirebbe alla marina (e quindi agli Stati Uniti) di “reggere” molto meglio eventi catastrofici che dovessero coinvolgere uno dei due impianti.
Il primo esemplare, lo USS Virginia (SSN-774) venne impostato a Groton nel 1999, ed entrò in servizio nel 2004. La costruzione prosegue al ritmo di due esemplari l’anno, e si prevede continuerà fino al 2043.
Descrizione tecnica
Caratteristiche generali
I sottomarini della classe Virginia sono battelli a scafo singolo lunghi intorno ai 115 metri e con un dislocamento in immersione nell’ordine delle 7.700 tonnellate (i numeri variano tra 7.300 e 7.800, noi riportiamo quanto dichiarato dal costruttore).
Lo scafo ha la solita forma a goccia allungata, con i timoni di prua retrattili sistemati nella parte davanti dello scafo e le superfici di controllo di poppa cruciformi. L’elica è al centro, intubata con sistema pump-jet.
La profondità operativa non è nota, comunque la marina dichiara, come al solito, “oltre 800 piedi”, pari a circa 240 metri. Tuttavia, si ritiene che possano sfiorare i 500.

Gli Universal Modular Mast
A bordo dei Virginia sono state implementate molte soluzioni innovative. Una di queste riguarda gli “alberi”, ovvero tutti quei tubi retrattili (chiamiamoli così) che “spuntano” dalla falsatorre e contengono periscopi, snorkel, antenne per comunicazione, sensori, ecc. I Virginia utilizzano il cosiddetto UMM, ovvero Universal Modular Mast: si tratta di un “albero” standard che serve come meccanismo per il sollevamento di vari tipi di sensori, antenne ed apparati. Ogni strumento viene montato su un singolo UMM. Il vantaggio è che i vari sistemi condividono la maggior parte delle soluzioni tecniche, semplificando la manutenzione ed abbassando i costi. Un singolo Virginia ne monta otto, tra snorkel, antenne per comunicazioni, periscopi, radar ed apparati da guerra elettronica.
Restando in tema UMM, molto importanti sono i periscopi. Questi, novità assoluta per la US Navy (ma non per altre marine), sono con sensori fotonici, e si chiamano, appunto, alberi fotonici o alberi optronici. Che vuol dire? In breve, che non siamo più di fronte al classico “tubo” che viene tirato giù dal comandante in sala comando per scrutare la superficie, ma ad un sistema equipaggiato con videocamere ad altissima risoluzione, sensori infrarossi ed altri strumenti.

Sicuramente è molto più preciso e versatile, ed oltretutto ha un vantaggio: visto che è contenuto interamente nella falsatorre, non è necessario che la sala controllo sia esattamente sotto di essa, visto che le immagini riprese da questo albero vengono trasmesse direttamente sui monitor di bordo. Inoltre, la soluzione è anche molto più sicura, visto che esclude rischi di allagamento nel caso fosse danneggiato (l’albero non penetra nello scafo pressurizzato, come un normale periscopio).
Il lato negativo è che esteticamente è molto diverso da un periscopio classico, e quindi consente di identificare facilmente un classe Virginia. Quindi, in futuro, la US Navy pensa di sostituirlo con un nuovo dispositivo, chiamato Low-Profile Photonics Masts (LPPM), più somigliante ad un periscopio.
Il ricorso ai COTS
Si è parlato precedentemente dell’ampio ricorso ai componenti COTS disponibili sul mercato. Questo ha portato, oltre che ad un risparmio di costi, anche alla possibilità di effettuare “upgrade” senza troppi problemi. Per fare un esempio, i miglioramenti hardware vengono effettuati ogni quattro anni, mentre quelli software ogni due. Stesso discorso vale per l’utilizzo di architetture aperte.
La strumentazione di bordo è molto avanzata, ed i progettisti hanno “spinto” parecchio sull’automazione dei processi, in modo da ridurre i carichi di lavoro per l’equipaggio. Inoltre, a bordo sono state adottate soluzioni tecniche per ridurre la complessità del battello, oltre che per togliere o semplificare tutti quei componenti in eccesso (quello che non c’è, non si può rompere). Inoltre, a bordo sono installati parecchi sensori ed apparati idonei ad operare in sicurezza in acque basse, oltre che per svolgere missioni di intelligence. Cosa interessante, sui Virginia “di serie” è installata una camera di decompressione per nove persone.

Propulsione: il reattore S9G
Il reattore nucleare installato è un S9G: fabbricazione General Electric con nucleo di nona generazione ad alta densità. Questo reattore ha parecchie migliorie tecniche rispetto ai modelli precedenti, in modo da aumentarne la vita operativa e ridurre i costi di gestione. Una caratteristica molto importante è la capacità di operare per ben 33 anni senza “refuelling”: un dato clamoroso, se si pensa che un Virginia ha una vita operativa di 30 anni! Praticamente, il reattore (e la sua carica di uranio) durano più del battello stesso. Questo contribuisce ad abbattere i costi operativi di una singola unità: il refuelling, infatti, è un’operazione molto costosa, senza contare poi lo smaltimento delle scorie ed i problemi con le radiazioni.

Propulsione: i vantaggi del reattore S9G
Il fatto che il nucleo sia ad alta densità ha un impatto positivo su vari aspetti del reattore.
- Dimensioni: un reattore S9G è più piccolo di un modello equivalente
- Potenza: l’elevata densità permette di operare in modalità silenziosa. Si ritiene infatti che sia in grado di operare ad una potenza elevata senza ricorrere alle pompe per il raffreddamento del refrigerante primario, esattamente come i reattori a circolazione naturale (con tutti i relativi vantaggi in termini di rumorosità: le pompe sono una delle principali fonti di rumore su un sottomarino nucleare).
- Affidabilità. Prima di tutto, come abbiamo già detto, dovrebbe avere una durata di funzionamento di 33 anni, più del sottomarino che lo monta. Questo grazie a nuove componenti, nonché a sistemi che consentono di prevenire la corrosione. Inoltre, è sicuramente meno costoso di manutenzione.
Propulsione: pump-jet e prestazioni
Il reattore, secondo le stime, dovrebbe avere una potenza di 210 MW, alimentando due generatori di vapore di nuova generazione capaci di produrre 40.000 hp sul propulsore pump-jet (idrogetto in italiano). Il pump-jet è una tecnologia che consente una maggiore silenziosità, ma che è piuttosto complessa. In pratica, l’acqua viene “aspirata” nel gruppo propulsione, e poi espulsa attraverso un ugello: semplificando al massimo con un paragone aeronautico, una specie di “reattore ad acqua” (per approfondire). Una curiosità: il sistema pump-jet installato sui Virginia è di fabbricazione britannica. Infatti, venne sviluppato per gli SSN classe Swiftsure. La US Navy lo utilizza su licenza.
Per chiudere il discorso sul reattore, siamo davanti a qualcosa di estremamente sofisticato. Per dirla tutta, in giro pare non ci sia niente del genere, ed anche i modelli russi più avanzati si ritiene che non possano uguagliare le caratteristiche di un S9G.
Ma quali sono le prestazioni? La marina dichiara un generico “oltre 25 nodi”. In realtà, i valori sembrerebbero essere intorno ai 25 in emersione e 32-35 in immersione.
Armamento
L’armamento comprende quattro tubi lanciasiluri da 533 mm, oltre ad un numero variabile di lanciatori verticali per missili da crociera Tomahawk (li vedremo meglio nelle varie versioni). I tubi lanciasiluri sono sistemati sui lati dello scafo, poco prima della prua. Il motivo è sempre il solito: lasciare spazio al sonar sferico. La sala siluri è riconfigurabile: in pratica, nella parte centrale, al posto degli ordigni, possono essere sistemati gli alloggiamenti per un “team” di forze speciali.
Dry Dock Shelter ed equipaggio
Sempre in tema di forze speciali, i Virginia sono predisposti per ospitare sul dorso un Dry Deck Shelter (DDS), ovvero un modulo rimuovibile che serve a facilitare l’entrata e l’uscita dei sommozzatori per missioni speciali. Esteticamente, si tratta di cilindri lunghi 12,7 metri e dal diametro di 2,7, realizzati in acciaio HY-80. All’interno, vi è una camera iperbarica sferica e possono alloggiare un minisommergibile SDV per i Navy Seal (con i relativi operatori), oppure una squadra d’assalto di una ventina di elementi con quattro gommoni. Vengono montati alle spalle della falsatorre.
Oltre a questo, sul dorso possono anche agganciare un minisommergibile.
L’equipaggio è composto da 132-134 elementi.

I classe Virginia sono molto silenziosi, si sarà capito. Tra le soluzioni tecniche del reattore, i sistemi di riduzione del rumore classici, il rivestimento fonoassorbente dello scafo e gli apparati di riduzione della traccia elettromagnetica, questi sottomarini hanno una furtività paragonabile a quella dei sofisticatissimi Seawolf, o almeno così dichiara la US Navy.
In altri termini, sono quasi impossibili da individuare.
Vediamo ora le varie versioni, o Block.
Classe Virginia Block I
Versione base dei classe Virginia. Si è trattato dei primi sottomarini realizzati secondo il principio modulare, che venne affinato proprio durante la costruzione di queste unità. I Block I richiesero dieci moduli e da tre a cinque anni per esempalre. Complessivamente, furono costruite quattro unità (2004-2008).
Parlando di armamento, oltre ai quattro tubi lanciasiluri di cui si è già detto, i Block I montano 12 lanciatori verticali (VLS) per missili Tomahawk. Questi sono sistemati a prua, tra il sonar e la falsatorre.
- Lunghezza: 114,9 metri (377 piedi)
- Larghezza: 10,3 metri (34 piedi)
- Pescaggio: 9,3 metri (30,5 piedi)
- Dislocamento in emersione: 6.950 tonnellate
- Dislocamento in immersione: 7.700 tonnellate
- Propulsione: 1 reattore nucleare S9G, due turbine, 40.000 hp, un’elica
- Velocità: 25 nodi in emersione, 32-35 in immersione
- Profondità operativa: 240-490 metri
- Profondità massima: ?
- Equipaggio: 132-134
- Autonomia: ?
- Armamento: 12 VLS per missili da crociera UGM-109 Tomahawk; 4 tubi lanciasiluri da 533mm
Classe Virginia Block II
Come caratteristiche generali, i Block II sono identici ai Block I. Quello che cambia, e non poco, è il modo in cui sono stati costruiti: i tecnici hanno “affinato” il sistema modulare, e quindi sono stati sufficienti appena quattro moduli. Questo ha consentito un risparmio di 15 mesi e mezzo miliardo di dollari per esemplare. Complessivamente, ne sono stati realizzati sei (2008-2013).

Classe Virginia Block III
I Block III sono stati realizzati in otto esemplari (2014-2020), e contengono importanti differenze non solo rispetto ai “block” precedenti, ma anche agli altri SSN statunitensi. Ma andiamo con ordine.
- Prima di tutto, il sonar. Tutti i sottomarini nucleari da attacco statunitensi, a partire dagli anni sessanta, montano un sonar sferico a prua. Bene, sui Virginia Block III questo è stato sostituito da un apparato a forma di ferro di cavallo. Il nome di questo dispositivo è Large Aperture Bow Array (LAB), ed è sempre sistemato a prua. Ovviamente è molto sofisticato, ed al contrario dei modelli precedenti è circondato da acqua (prima c’era l’aria). L’utilizzo dell’acqua, unito a quello di particolari materiali compositi, migliora il trasferimento dei segnali acustici, e quindi lo rende più efficace. Paradossalmente, è anche più economico. Infatti, l’utilizzo dell’acqua elimina tutta una serie di problemi legati alla pressione dell’aria nella cupola sonar, che influivano parecchio anche sulle certificazioni SUBSAFE. Insomma, nonostante sia una tecnologia più sofisticata, con componenti derivati dai Seawolf, ha consentito un risparmio di 11 milioni per battello.
- L’altra grossa innovazione ha riguardato l’armamento. I 12 tubi verticali a prua sono stati sostituiti da due tubi singoli, piuttosto simili ai Multiple-All-Up-Round Canisters (MAC) sviluppati per gli Ohio SSGN. Più nello specifico, la tecnologia è comune, ma sono un po’ più piccoli: del resto, lo scafo di un Virginia è di dimensioni inferiori a quello di un sottomarino lanciamissili balistici da 170 metri. Questi tubi contengono sei missili da crociera, e sono noti con il nome di Virginia Payload Tube (VPT). Parlando di soldi, sono altri 8 milioni risparmiati.

Complessivamente, contando altri piccoli cambiamenti, la General Dynamics è riuscita ad abbassare il costo unitario di 39 milioni per esemplare: realizzare qualcosa di più sofisticato ad un costo inferiore è un bel risultato.
- Lunghezza: 114,9 metri (377 piedi)
- Larghezza: 10,3 metri (34 piedi)
- Pescaggio: 9,3 metri (30,5 piedi)
- Dislocamento in emersione: 6.950 tonnellate
- Dislocamento in immersione: 7.700 tonnellate
- Propulsione: 1 reattore nucleare S9G, due turbine, 40.000 hp, un’elica
- Velocità: 25 nodi in emersione, 32-35 in immersione
- Profondità operativa: 240-490 metri
- Profondità massima: ?
- Equipaggio: 132-134
- Autonomia: ?
- Armamento: 2 VPT per 12 missili da crociera UGM-109 Tomahawk; 4 tubi lanciasiluri da 533mm
Classe Virginia Block VI
Fanno parte del Block IV dieci battelli. Questi si differenziano dai precedenti per via di alcune soluzioni tecniche e miglioramenti, che hanno permesso di ridurre il numero delle manutenzioni principali durante la vita operativa dell’unità da quattro a tre. Il contratto, per la cronaca, aveva un valore di 17,6 miliardi di dollari, con un costo unitario inferiore agli 1,8 miliardi.
Su dieci unità, una è entrata in servizio (aprile 2020) mentre altre sono in costruzione.

Classe Virginia Block V
Il Block V avrà molte differenze rispetto ai primi quattro. Nei piani della US Navy, infatti, queste unità (ne sono previste dieci) avranno il compito di sostituire gli Ohio SSGN, che saranno tutti ritirati dal servizio entro il 2026-2028 per sopraggiunti limiti di età. Per la marina sarà un duro colpo, visto che questi quattro battelli costituiscono circa il 60% di tutta la sua capacità di attacco terrestre. Per “mitigare” la cosa, quindi, si è pensato di equipaggiare i Virginia Block V con molti più missili da crociera dei predecessori.
Quindi, lo scafo verrà allungato inserendo, alle spalle della falsatorre, un modulo chiamato Virginia Payload Module (VPM), contenente quattro tubi verticali VPT capaci di trasportare sette Tomahawk l’uno. Inizialmente, si era pensato di installare otto tubi, ma questo avrebbe influito troppo sulla linea del battello. I Virginia Block V, quindi, saranno più lunghi di circa 70 piedi, più o meno una ventina di metri, ed avranno una specie di “pinna” sopra il modulo aggiuntivo.
L’intervento non sarà indolore. Infatti, si prevedono delle “lievi” penalizzazioni su acustica e manovrabilità. Niente di eclatante, a sentire i tecnici. Certo, strutturalmente si farà sentire: la lunghezza passerà da 115 a circa 140 metri, con un dislocamento in immersione che potrebbe superare le 10.000 tonnellate. L’aumento dei costi, in compenso, si è già fatto sentire: da 2,8 a 3,4 miliardi di dollari ad esemplare (2020).
La US Navy, tuttavia, non può fare diversamente, se vuole mantenere un’adeguata capacità di attacco convenzionale ad obiettivi terrestri.
- Lunghezza: 140 metri (460 piedi)?
- Larghezza: 10,3 metri (34 piedi)?
- Pescaggio: 9,3 metri (30,5 piedi)?
- Dislocamento in emersione: ?
- Dislocamento in immersione: 10.200 tonnellate?
- Propulsione: 1 reattore nucleare S9G, due turbine, 40.000 hp, un’elica
- Velocità: 25 nodi in emersione, 32-35 in immersione?
- Profondità operativa: 240-490 metri?
- Profondità massima: ?
- Equipaggio: 132-134?
- Autonomia: ?
- Armamento: 2 VPT per 12 missili da crociera UGM-109 Tomahawk a prua; 4 VPT per 28 missili da crociera UGM-109 Tomahawk dietro alla falsatorre; 4 tubi lanciasiluri da 533 mm

Classe Virginia Block VI
Non è chiaro cosa farà la US Navy dopo che saranno costruiti i Block V. Sembra comunque che verrà realizzato un Block VI e, forse, un Block VII. Questi battelli avranno caratteristiche stealth molto più spinte, e monteranno il VPM. La marina, infatti, pare abbia bisogno di almeno un’altra decina di unità equipaggiate in questo modo (oltre ai Block V già previsti o in costruzione), così da poter adeguatamente sostituire gli Ohio SSGN. Non è chiaro, però, se si tratterà di dieci Block VI, oppure se saranno equamente divisi con degli ipotetici Block VII.
Classe Virginia – SSN(X)
Questi sottomarini costituiranno la nuova generazione di battelli nucleari da attacco. Tuttavia, ancora non sappiamo se si tratterà di una versione “improved” (migliorata) della classe Virginia, oppure di qualcosa a parte. L’ipotesi più gettonata è che i Block VI saranno una sorta di “versione intermedia”, e che gli SSN(X) avranno molte caratteristiche in comune con i Virginia (che a quanto pare avrebbero ancora parecchio “spazio” per ulteriori modifiche). Sempre restando sugli SSN(X), secondo alcune indiscrezioni potrebbero riprendere il design dei classe Seawolf, ad oggi i più riusciti SSN statunitensi: detto in altri termini, dovrebbero avere un diametro maggiore. Per quanto riguarda le tempistiche, probabilmente se ne parlerà dopo il 2044, quando secondo le previsioni verranno realizzati anche tutti i battelli del Block IV (o VII, se la marina deciderà di costruirli).
Servizio operativo
Impiego
I classe Virginia sono entrati in servizio a partire dal 2004, e la loro costruzione continua al ritmo di due esemplari l’anno. Ad oggi, ne sono stati completati una ventina, con un’altra decina in costruzione. Il totale preventivato di 66 battelli appare piuttosto lontano, e non è detto che sarà raggiunto. Infatti, la US Navy potrebbe decidere di interrompere la produzione a 48 unità, preferendo successivamente il nuovo SSN(X).
Questi sottomarini sono stati progettati per la cosiddetta “battlespace dominance”, in italiano traducibile come “dominio del campo di battaglia”, soprattutto nelle crisi regionali oppure in acque costiere. Come abbiamo visto, infatti, i Virginia possono svolgere parecchie tipologie di missioni. Per semplicità, proviamo a schematizzare:
- contrasto agli altri sottomarini ed alle unità di superficie;
- scorta di unità della US Navy o di altre marine amiche;
- guerra di mine;
- pattugliamenti e ricognizioni;
- sabotaggi;
- raccolta di informazioni;
- attacco ad obiettivi terrestri;
- supporto a missioni di intelligence sul terreno e/o delle forze speciali.

Valutazione sulla classe Virginia
La flessibilità è indubbiamente il punto di forza di queste unità, così come la loro capacità di adattarsi rapidamente alle varie missioni richieste dai vertici della marina ed ai diversi scenari operativi. Chiaramente, siamo di fronte a battelli molto sofisticati, con una versatilità che probabilmente oggi non ha rivali al mondo. Inoltre, la US Navy è anche riuscita a tenere sotto controllo i costi: i Virginia, infatti, sono un ottimo bilanciamento tra (elevatissime) capacità militari e sostenibilità economica, grazie al gran lavoro svolto dai progettisti.
Tecnologicamente sono dei veri gioielli, anche se non così sofisticati come i Seawolf (che però avevano costi improponibili). La silenziosità, comunque, dicono sia paragonabile. Oltretutto, i Virginia non rischiano nemmeno l’obsolescenza tecnologica: il ricorso ai COTS ed i frequenti aggiornamenti software e hardware fanno sì che la componentistica installata a bordo sia sempre allo stato dell’arte.
Come si può vedere, sono molto più adeguati alle minacce contemporanee dei pur validissimi Los Angeles, che andranno di fatto a sostituire. I Los Angeles, infatti, erano stati progettati secondo un’ottica legata alla Guerra Fredda, per contrastare la minaccia subacquea sovietica: le cose importanti, all’epoca, erano essenzialmente la velocità, la silenziosità ed un buon sonar, oltre che un numero adeguato. Stessa filosofia è stata seguita per i Seawolf: alla fine, dovevano fare (meglio) le stesse identiche cose dei Los Angeles.
I classe Virginia, invece, sono stati sviluppati secondo una diversa concezione: da un conflitto navale ad alta densità, da combattere nelle profondità degli oceani, all’esigenza di “dominare” le aree costiere per influenzare gli eventi a terra. Quindi, i 774 possono svolgere normali operazioni ASW (esattamente come i Los Angeles), ma contemporaneamente sono idonei a tutta una serie di missioni che all’epoca potevano essere effettuate solo da battelli appositamente predisposti. Si pensi, ad esempio, alle forze speciali ed al relativo equipaggiamento (camera di decompressione, minisommergibile, DDS).
I Virginia, quindi, sono dei veri e propri sottomarini post- Guerra Fredda. Probabilmente non saranno mai numerosi come i Los Angeles (anche se la US Navy, al riguardo, potrebbe stupirci) e sicuramente non hanno le capacità ASW dei Seawolf, ma sono molto più versatili, sostenibili (economicamente) ed aggiornabili: in alte parole, molto più efficaci nei conflitti futuri.

Esemplari costruiti
I classe Virginia sono stati quasi tutti battezzati con nomi di Stati. Le uniche due eccezioni sono gli USS John Warner e Hyman G. Rickover: il primo è un senatore del Partito Repubblicano, della Virginia (vivente al momento della scelta del nome), mentre il secondo è un ammiraglio considerato il “padre” dei sottomarini nucleari statunitensi. Una curiosità è lo USS Utah (SSN-801), il cui nome fu scelto con largo anticipo per farlo coincidere con il numero di scafo 801: 801, infatti, è il prefisso telefonico di Salt Lake City, capitale, appunto, dello Utah.
A partire dal 31° esemplare, la marina dovrebbe tornare ai nomi di animali marini. Non è chiarissimo il motivo della scelta, ma pare che sia dovuta al rapido “esaurimento” dei nomi di Stati disponibili.
USS Virginia (SSN-774)
Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 02/09/1999
Varo: 16/08/2003
Ingresso in servizio: 23/10/2004
Status: in servizio
Note: Block I
USS Texas (SSN-775)
Cantiere: Newport News
Impostazione: 12/07/2002
Varo: 09/04/2005
Ingresso in servizio: 09/09/2006
Status: in servizio
Note: Block I
USS Hawaii (SSN-776)
Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 27/08/2004
Varo: 17/06/2006
Ingresso in servizio: 05/05/2007
Status: in servizio
Note: Block I
USS North Carolina (SSN-777)
Cantiere: Newport News
Impostazione: 22/05/2004
Varo: 05/05/2007
Ingresso in servizio: 03/05/2008
Status: in servizio
Note: Block I
USS New Hampshire (SSN-778)
Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 30/04/2007
Varo: 21/02/2008
Ingresso in servizio: 25/10/2008
Status: in servizio
Note: Block II
USS New Mexico (SSN-779)
Cantiere: Newport News
Impostazione: 12/04/2008
Varo: 18/01/2009
Ingresso in servizio: 27/03/2010
Status: in servizio
Note: Block II
USS Missouri (SSN-780)
Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 27/09/2008
Varo: 20/11/2009
Ingresso in servizio: 31/07/2010
Status: in servizio
Note: Block II
USS California (SSN-781)
Cantiere: Newport News
Impostazione: 01/05/2009
Varo: 14/11/2010
Ingresso in servizio: 29/10/2011
Status: in servizio
Note: Block II
USS Mississippi (SSN-782)
Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 09/06/2010
Varo: 10/12/2011
Ingresso in servizio: 02/06/2012
Status: in servizio
Note: Block II
USS Minnesota (SSN-783)
Cantiere: Newport News
Impostazione: 20/05/2011
Varo: 10/11/2012
Ingresso in servizio: 07/09/2013
Status: in servizio
Note: Block II
USS North Dakota (SSN-784)
Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 11/05/2012
Varo: 15/09/2013
Ingresso in servizio: 25/10/2014
Status: in servizio
Note: Block III
USS John Warner (SSN-785)
Cantiere: Newport News
Impostazione: 16/03/2013
Varo: 10/09/2014
Ingresso in servizio: 01/08/2015
Status: in servizio
Note: Block III
USS Illinois (SSN-786)
Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 02/06/2014
Varo: 08/08/2015
Ingresso in servizio: 29/10/2016
Status: in servizio
Note: Block III
USS Washington (SSN-787)
Cantiere: Newport News
Impostazione: 22/11/2014
Varo: 25/03/2016
Ingresso in servizio: 07/10/2017
Status: in servizio
Note: Block III
USS Colorado (SSN-788)
Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 07/03/2015
Varo: 29/12/2016
Ingresso in servizio: 17/03/2018
Status: in servizio
Note: Block III
USS Indiana (SSN-789)
Cantiere: Newport News
Impostazione: 16/05/2015
Varo: 09/06/2017
Ingresso in servizio: 29/09/2018
Status: in servizio
Note: Block III
USS South Dakota (SSN-790)
Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 04/04/2016
Varo: 14/10/2017
Ingresso in servizio: 02/02/2019
Status: in servizio
Note: Block III
USS Delaware (SSN-791)
Cantiere: Newport News
Impostazione: 30/04/2016
Varo: 17/12/2018
Ingresso in servizio: 04/04/2020
Status: in servizio
Note: Block III
USS Vermont (SSN-792)
Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 02/2017
Varo: 20/10/2018
Ingresso in servizio: 18/04/2020
Status: in servizio
Note: Block VI
USS Oregon (SSN-793)
Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 08/07/2017
Varo: 05/10/2019
Ingresso in servizio: 28/05/2022
Status: in servizio
Note: Block IV
USS Montana (SSN-794)
Cantiere: Newport News
Impostazione: 16/05/2018
Varo: 08/02/2021
Ingresso in servizio: 25/06/2022
Status: in servizio
Note: Block IV
USS Hyman G. Rickover (SSN-795)
Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 11/05/2018
Varo: 31/07/2021
Ingresso in servizio:
Status: in costruzione
Note: Block IV
USS New Jersey (SSN-796)
Cantiere: Newport News
Impostazione: 25/03/2019
Varo: 14/04/2022
Ingresso in servizio:
Status: in costruzione
Note: Block IV
USS Iowa (SSN-797)
Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 20/08/2019
Varo:
Ingresso in servizio:
Status: in costruzione
Note: Block IV
USS Massachusetts (SSN-798)
Cantiere: Newport News
Impostazione: 11/12/2020
Varo:
Ingresso in servizio:
Status: in costruzione
Note: Block IV
USS Idaho (SSN-799)
Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 24/08/2020
Varo:
Ingresso in servizio:
Status: in costruzione
Note: Block IV
USS Arkansas (SSN-800)
Cantiere: Newport News
Impostazione: 19/11/2022
Varo:
Ingresso in servizio:
Status: in costruzione
Note: Block IV
USS Utah (SSN-801)
Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 01/09/2021
Varo:
Ingresso in servizio:
Status: in costruzione
Note: Block IV
USS Oklahoma (SSN-802)
Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione:
Varo:
Ingresso in servizio:
Status: in ordine
Note: Block V
USS Arizona (SSN-803)
Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 07/12/2022
Varo:
Ingresso in servizio:
Status: in costruzione
Note: Block V
USS Barb (SSN-804)
Cantiere:
Impostazione:
Varo:
Ingresso in servizio:
Status: annunciato
Note: Block V
USS Tang (SSN-805)
Cantiere:
Impostazione:
Varo:
Ingresso in servizio:
Status: annunciato
Note: Block V
USS Wahoo (SSN-806)
Cantiere:
Impostazione:
Varo:
Ingresso in servizio:
Status: annunciato
Note: Block V
USS Silversides (SSN-807)
Cantiere:
Impostazione:
Varo:
Ingresso in servizio:
Status: annunciato
Note: Block V
USS … (SSN-808)
Cantiere:
Impostazione:
Varo:
Ingresso in servizio:
Status: previsto
Note: Block V
USS … (SSN-809)
Cantiere:
Impostazione:
Varo:
Ingresso in servizio:
Status: previsto
Note: Block V
USS … (SSN-810)
Cantiere:
Impostazione:
Varo:
Ingresso in servizio:
Status: previsto
Note: Block V
USS … (SSN-811)
Cantiere:
Impostazione:
Varo:
Ingresso in servizio:
Status: previsto
Note: Block V

Fonti
- Virginia Class Attack Submarine – SSN – military.com
- The Virginia Class—A New Submarine for the 21st Century – fas.org
- The Virginia class – fas.org
- Informativa del Congresso (dicembre 2020) – fas.org
- The Virginia Class Submarines Are 3 Classes In 1 – forbes.com
- Virginia class SSN – submarinesuppliers.org
- Virginia class – military-today.com
- NSSN Virginia-Class Attack Submarine – naval-technology.com
(immagine di copertina derivata da Wikimedia Commons. Credits: General Dynamics Electric Boat / US Navy. US Public Domain)