Classe Seawolf

Classe Seawolf, i gioielli subacquei della US Navy

La classe Seawolf è un gruppo di sottomarini nucleari da attacco (SSN) entrati in servizio con la marina statunitense. Probabilmente, si tratta delle più potenti unità di questo tipo mai entrate in servizio: silenziose, micidiali e costosissime.

Vennero sviluppati negli anni ottanta, per rispondere agli ultimi modelli che stava mettendo in servizio la marina sovietica (VMF), in particolare le classi Akula, Sierra e Typhoon. Inizialmente, la US Navy avrebbe voluto costruirne una trentina di unità, ma i costi astronomici imposero una riduzione del numero di esemplari a dodici. La fine della Guerra Fredda, però, ha limitato la produzione effettiva a soli tre battelli, realizzati tra l’altro in un lasso di tempo decisamente lungo.

I Seawolf avrebbero dovuto sostituire la classe Los Angeles, ma per ovvi motivi numerici questo non è avvenuto. Si tratta infatti dei più costosi SSN realizzati fino ad oggi, con un costo unitario di circa 3 miliardi di dollari per esemplare (il terzo, lo USS Jimmy Carter, è costato 3,5 miliardi, ma quello è un caso a parte e lo approfondiremo poi).

Questi sofisticatissimi sottomarini possono tenere testa a praticamente qualunque avversario subacqueo: infatti, sono un concentrato di tutte le migliori tecnologie e soluzioni tecniche sviluppate negli Stat Uniti, con parecchio spazio interno per ulteriori modifiche. A quanto se ne sa, non sono mai stati utilizzati in combattimento.

Storia

Il pericolo sovietico

La US Navy avviò lo sviluppo di una nuova classe di sottomarini nucleari da attacco verso la metà degli anni ottanta. La questione era piuttosto seria: si trattava di reagire alle nuove minacce subacquee messe in campo dalla VMF. Nei primi anni ottanta, infatti, i sovietici iniziarono a schierare sottomarini estremamente sofisticati. Vediamoli.

  • Classe Sierra: sottomarini nucleari da attacco ad elevate prestazioni, con doppio scafo integrale in titanio. Molto sofisticati (e temuti), ne furono realizzati solo quattro, a causa dei costi terrificanti (il titanio costa).
  • Classe Akula: anche questi sono degli SSN. Si tratta della “versione economica” dei Sierra, anche se come prestazioni non hanno niente da invidiare. Realizzati in una quindicina di esemplari, sono estremamente furtivi, soprattutto le ultime versioni.
  • Classe Typhoon: sottomarini nucleari lanciamissili balistici (SSBN) con struttura multiscafo. Si tratta dei più grandi mezzi subacquei mai realizzati, e sono stati progettati appositamente per operare sotto i ghiacci artici (dove individuarli è molto difficile. Anzi, quasi impossibile).

Questi battelli furono una brutta sorpresa per i militari americani. Infatti, i loro esperiti ritenevano che i sovietici avessero un ritardo considerevole in determinate tecnologie subacquee. Anzi, per dirla tutta, non ritenevano capaci i loro avversari di realizzare cose del genere per almeno un’altra decina d’anni. Effettivamente, i sovietici riuscirono a recuperare il terreno perduto grazie all’attività di una spia, un certo Walker. Questo sottrasse oltre un milione di pagine di documenti riservati, contenenti informazioni di tutti i tipi. Ma questa è un’altra storia.

La risposta americana

Gli Stati Uniti decisero di “parare” la minaccia in due modi: realizzando una versione più perfezionata dei classe Los Angeles (i Flight III) e sviluppando qualcosa di completamente nuovo.

I Seawolf furono quel “qualcosa”.

L’idea, con i nuovi sottomarini, era decisamente ambiziosa: implementare su un singolo battello tutto il meglio che era stato realizzato in capo subacqueo dagli Stati Uniti, così da mantenere la superiorità tecnologica sui sovietici per almeno un altro decennio.

La General Dynamics (tramite la sua divisione navale, la Electric Boat) si mise al lavoro, e tirò fuori ciò che la marina chiedeva: tecnicamente un gioiello, ma economicamente un salasso. Vediamo un po’ di numeri.

USS Seawolf in costruzione
Lo USS Seawolf in costruzione a Groton. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: US Navy. US Public Domain

I costi fuori controllo della classe Seawolf

Inizialmente, la US Navy pensò ai Seawolf come successori della classe Los Angeles, anche se molto più sofisticati. Probabilmente aveva anche messo in conto un costo unitario maggiore, ma quando arrivarono i primi numeri quasi sicuramente qualcuno rischiò l’infarto: circa 3 miliardi di dollari ad esemplare, equivalenti a 5 miliardi del 2018. Praticamente, la metà di una super portaerei nucleare da 100.000 tonnellate!

La marina fu costretta a ridurre le sue pretese, e dai 29 esemplari preventivati si scese rapidamente a 12.

Ma i problemi non finirono qui.

Il primo esemplare, lo USS Seawolf (SSN-21) fu impostato a Groton nel 1989, ma la costruzione andò molto a rilento. Nel frattempo, la Guerra Fredda finì: l’Unione Sovietica si era sciolta, e la neonata Federazione Russa non rappresentava più una grossa minaccia. O comunque, non giustificava la presenza di una flotta di sottomarini così costosi.

Il ridimensionamento del programma

La marina, quindi, fu costretta a fare qualche calcolo. Nel 1991, il costo di 12 unità venne preventivato in 33,6 miliardo di dollari, il 25% dell’intero budget per le costruzioni navali. Decisamente, era troppo: le 12 unità, così diventarono tre. Anzi, due: il via libera definitivo per il terzo esemplare arrivò diversi anni dopo, principalmente per consentire ai cantieri navali di mantenere le competenze necessarie in attesa dei classe Virginia.

Intanto, il capoclasse Seawolf venne varato nel 1995, ed entrò in servizio due anni dopo: mai nessun SSN americano era mai rimasto così tanto in un cantiere navale.

USS Seawolf
Lo USS Seawolf a Bremerton, nel 2015. Il sottomarino è stato fotografato mentre “tornava a casa”, dopo un rischieramento di sei mesi. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: US Navy. US Public Domain

Descrizione tecnica

Caratteristiche generali

I classe Seawolf sono lunghi circa 107 metri, un paio in meno dei predecessori Los Angeles. Il dislocamento in immersione, invece, è molto superiore, visto che supera le 9.000 tonnellate. Questo è dovuto alla larghezza: due metri in più dei predecessori. Questi numeri valgono per i primi due esemplari della classe, visto che lo USS Jimmy Carter è molto più grosso. Ma ne parleremo dopo.

I classe Seawolf sono stati progettati per operare in ambiente artico: di conseguenza, devono poter emergere attraverso il ghiaccio (sottile, ovviamente). Per questa ragione, la falsatorre è rinforzata.

I timoni di prua sono sistemati sullo scafo verso la prua, poco avanti alla falsatorre, e sono retrattili. I controlli di poppa, come al solito, sono cruciformi, con l’elica al centro.

USS Connecticut - Classe Seawolf
Lo USS Connecticut “spunta” tra i ghiacci artici durante un’esercitazione, nel 2011. Fonte: Wikimedia Commons. Credits:  Mass Communication Specialist 2nd Class Kevin S. O’Brien, US Navy. US Public Domain

Scafo

Lo scafo è stato realizzato in lega di acciaio HY-100, in grado di resistere a pressioni estremamente elevate (e sicuramente superiori a quelle che poteva reggere la precedente HY-80, utilizzata fino a quel momento). Questa lega non era una novità, va detto: infatti, era già stata utilizzata su alcuni minisommergibili negli anni sessanta, il Sea Cliff ed il Turtle. Tuttavia, si trattava di battelli “speciali”, in grado di raggiungere profondità nell’ordine dei 6.000 metri, e soprattutto molto piccoli (poche decine di tonnellate). Per dirla tutta, era la prima volta che un sottomarino nucleare veniva realizzato interamente con questa particolare lega.

Del resto, gli Stati Uniti furono per certi versi costretti: i nuovi Akula e Sierra (suoi avversari naturali) raggiungevano profondità operative di 450 metri, con un massimo di 600 (l’eccezione era il K-278 Komsomolets, che superava i 1.000, ma quello era un battello sperimentale), mentre i valori massimi possibili con la precedente lega HY-80 erano, rispettivamente, di 300 e 450 metri. Insomma, serviva di meglio.

Utilizzare questa nuova lega non fu semplice, ma i problemi costruttivi, alla fine, furono superati. Per aumentare la resistenza, le varie sezioni di scafo furono saldate con metodi innovativi.

La profondità operativa, naturalmente, è un’informazione classificata. La US Navy dichiara un generico “oltre 800 piedi”, che sarebbero meno di 250 metri: praticamente, un’informazione inutile! Il valore reale sarebbe di 450-480 metri, anche se secondo autorevoli stime (Jane’s Fighting Ships) raggiungerebbe i 610. Insomma, valori paragonabili a quelli noti per i Sierra e gli Akula.

Propulsione

Il reattore nucleare è un S6W, di fabbricazione Westinghouse con nocciolo di sesta generazione, unito a due turbine. Si tratta di un reattore che utilizzano solo i Seawolf. Sulla potenza massima raggiungibile, tanto per cambiare, le fonti non concordano. Si va dai 34 MW e 45.000 hp di Wikipedia ai 38,8 MW e 52.000 hp di fas.org e naval-technology: nel dubbio, noi prendiamo per buoni i secondi.

La velocità massima è molto elevata: 18-20 nodi in emersione e 35 in immersione. La US Navy, comunque, dichiara genericamente “oltre 25 nodi”. La cosa che più stupisce è la cosiddetta velocità tattica, ovvero la velocità a cui un sottomarino può navigare senza essere rilevato. Questa solitamente è abbastanza bassa, e si aggira sui 5-10 nodi. Bene, sui Seawolf supera i 20 nodi, e pare raggiunga i 25! Un vero “missile”, ultrasilenzioso tra l’altro.

USS Connecticut in navigazione - Classe Seawolf
Lo USS Connecticut in navigazione nell’Oceano Pacifico, nel 2009. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: Mass Communication Specialist Seaman Adam K. Thomas, US Navy. US Public Domain

Prestazioni

La rumorosità su questi sottomarini, come si è visto, è molto bassa, grazie alle numerose tecniche utilizzate per ridurre il rumore. Lo scafo, ovviamente, è ricoperto da materiali fonoassorbenti. L’elica merita un discorso a parte, visto che è intubata e con un sistema di tipo pump-jet (idrogetto in italiano): una tecnologia che consente una maggiore silenziosità, ma che è piuttosto complessa. In pratica, l’acqua viene “aspirata” nel gruppo propulsione, e poi espulsa attraverso un ugello: semplificando al massimo con un paragone aeronautico, una specie di “reattore ad acqua” (per approfondire).

La US Navy ha rilasciato alcuni dati riguardo alla silenziosità dei Seawolf: rispettivamente, 10  e 70 volte meno di un Los Angeles migliorato e di uno “classico”! in altri termini: un Seawolf a 20-25 nodi è meno rumoroso di un suo predecessore ormeggiato al molo. Si tratta di valori bassissimi, che lo rendono praticamente impossibile da individuare con i sonar passivi.

Armamento ed equipaggio

L’armamento è costituito da otto tubi lanciasiluri da 660 mm. Un calibro molto insolito (sarebbe meglio dire unico), che però consente di lanciare praticamente qualunque cosa:

  • siluri Mark 48, accreditati di una gittata superiore ai 100 km, a seconda della versione (la US Navy, come al solito, non si sbilancia e dichiara un generico “oltre 5 miglia nautiche”);
  • missili antinave sublanciati UGM-84 Harpoon, capaci di colpire bersagli ad oltre 250 km volando a 860 km/h;
  • missili da crociera UGM-109 Tomahawk, che possono colpire un bersaglio terrestre a 2.500 km volando a quasi 900 km/h (dipende dalla versione).

In compenso, non ha i tubi di lancio verticali (VLS).

Un Seawolf può trasportare una combinazione di 50 delle armi sopra elencate, oppure un centinaio di mine navali. La sala di lancio (su due livelli) è sistemata un po’ indietro rispetto alla prua: una soluzione obbligata, visto che questa è occupata da un sonar sferico da oltre sette metri di diametro, coadiuvato da antenne ai lati dello scafo.

L’equipaggio è composto da 133-140 elementi.

Classe Seawolf

Versione base. Le prime due unità della classe sono state costruite con queste caratteristiche.

  • Lunghezza: 107,6 metri (353 piedi)
  • Larghezza: 12,2 metri (40 piedi)
  • Pescaggio: 10,67 metri (35 piedi)
  • Dislocamento in emersione: 7.460 tonnellate
  • Dislocamento in immersione: 9.137 tonnellate
  • Propulsione: 1 reattore nucleare S6W, due turbine, 52.000 hp, un’elica
  • Velocità: 18-20 nodi in emersione, 35 in immersione
  • Profondità operativa: 610 metri
  • Profondità massima: ?
  • Equipaggio: 133-140
  • Autonomia: ?
  • Armamento: 8 tubi lanciasiluri da 660 mm

Classe Seawolf – USS Jimmy Carter (SSN-23)

Il terzo (ed ultimo) esemplare della classe Seawolf venne costruito con un certo ritardo rispetto agli altri due: impostato nel 1998, entrò in servizio nel 2005. Il Jimmy Carter è molto diverso rispetto alle due unità precedenti. In effetti, si tratta di un SSN che però svolge le funzioni di sottomarino per missioni speciali: praticamente, ha sostituito lo USS Parche.

Questa unità, ovviamente, è stata modificata di conseguenza. Prima di tutto, è più lunga: infatti, è stata aggiunta una sezione di 100 piedi (circa 30 metri) chiamata Multi-Mission Platform e contenente l’equipaggiamento specifico di missione. Questo intervento è stato piuttosto costoso: ben 887 milioni di dollari, che tra una cosa e l’altra hanno portato il costo del battello a tre miliardi e mezzo.

Cosa importante: lo USS Jimmy Carter non è stato il primo sottomarino nucleare da attacco utilizzato per missioni speciali dalla US Navy. Tuttavia, è stato il primo per il quale questa particolare missione sia stata prevista fin dalla costruzione (i precedenti erano il frutto di modifiche successive).

In seguito a questa “aggiunta”, la lunghezza del Carter ha raggiunto i 138 metri, con un dislocamento in immersione superiore alle 12.000 tonnellate.

USS Jimmy Carter - Classe Seawolf
Lo USS Jimmy Carter (SSN 23) al largo di Groton, nel febbraio 2005, durante le prove in mare. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: General Dynamics Electric Boat. US Public Domain

Ma cosa c’è in questa sezione? Beh, è un segreto. La US Navy non ha mai rilasciato dichiarazioni, quindi si va per ipotesi. Comunque, andando per analogia con i sottomarini precedenti, pare certa la presenza di:

  • un hangar interno (o più di uno) per veicoli senza equipaggio subacquei (UUV – Unmanned Underwater Vehicles), mezzi a pilotaggio remoto (ROV – Remotely Operated Vehicles) oppure minisommergibili a guida umana;
  • uno spazio apposito per le operazioni di intelligence;
  • equipaggiamenti speciali per operare direttamente sul fondale, per la manipolazione ed il recupero di oggetti.

Altre modifiche hanno riguardato la manovrabilità (molto migliorata), alcune modifiche alle casse di zavorra e la creazione di spazi specifici per gestire i vari apparati “aggiuntivi”. Inoltre, è stata installata anche una sorta di apertura, che consente di dispiegare e recuperare carichi e dispositivi vari senza aprire i tubi lanciasiluri

Il Carter, inoltre è anche predisposto per operare con un Dry Deck Shelter (DDS), ovvero un modulo rimuovibile che serve a facilitare l’entrata e l’uscita dei sommozzatori per missioni speciali. Esteticamente, si tratta di un cilindro lungo 12,7 metri e dal diametro di 2,7, realizzato in acciaio HY-80. All’interno, vi è una camera iperbarica sferica e può alloggiare un minisommergibile SDV per i Navy Seal (con i relativi operatori), oppure una squadra d’assalto di una ventina di elementi con quattro gommoni. Viene montato alle spalle della falsatorre.

Le missioni tipiche per questo battello sono quelle cosiddette di “ingegneria sottomarina”, ovvero una serie di attività che vanno dalla raccolta di oggetti di interesse sul fondale alla raccolta di informazioni, dalle missioni speciali con i Navy Seal all’installazione di dispositivi di ascolto sui cavi di comunicazione subacquei.

  • Lunghezza: 138,1 metri (453 piedi)
  • Larghezza: 12,2 metri (40 piedi)
  • Pescaggio: 10,67 metri (35 piedi)
  • Dislocamento in emersione: 10.460 tonnellate
  • Dislocamento in immersione: 12.158 tonnellate
  • Propulsione: 1 reattore nucleare S6W, due turbine, 52.000 hp, un’elica
  • Velocità: 18-20 nodi in emersione, 35 in immersione?
  • Profondità operativa: 610 metri
  • Profondità massima: ?
  • Equipaggio: ?
  • Autonomia: ?
  • Armamento: 8 tubi lanciasiluri da 660 mm

Servizio operativo

Lo USS Seawolf (SSN-21) entrò in servizio nel 1997, seguito dallo USS Connecticut (1998) e dallo USS Jimmy Carter (2005). Questi sofisticatissimi sottomarini, sviluppati per affrontare gli ultimi ritrovati della flotta sovietica, si ritrovarono improvvisamente senza un vero avversario. In effetti, si tratta di un progetto figlio della Guerra Fredda, che avrebbe consentito agli Stati Uniti di mantenere la superiorità per almeno un altro decennio. Tuttavia, con i battelli “avversari” che uscivano in mare una volta ogni tanto, arrugginivano nei porti oppure giacevano incompleti in qualche cantiere russo coperti di neve, la US Navy perse la necessità di un silenziosissimo e costosissimo sottomarino, capace di operare agilmente in acque basse e sotto l’artico per dare la caccia ad un nemico che, sostanzialmente, non esisteva più. Di conseguenza, il programma venne interrotto a favore dei più economici classe Virginia, e furono completate solo tre unità.

USS Connecticut in navigazione - Classe Seawolf
Lo USS Connecticut in navigazione nel 2009. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: Adam K. Thomas, US Navy. US Public Domain

Nonostante il basso numero costruito, i classe Seawolf rimangono dei gioielli: veloci, silenziosi, sofisticatissimi, più grandi ed armati dei predecessori, con parecchio spazio interno ed un design modulare che permette di installare nuovi apparati senza troppi problemi, costituiscono ancora oggi il vertice dello sviluppo dei sottomarini nucleari da attacco.

A quanto risulta, non sono mai stati utilizzati in combattimento. Tutti e tre i battelli sono basati nell’Oceano Pacifico, due a Bremerton ed uno a Bangor (il Carter).

Un discorso a parte, come al solito, merita lo USS Jimmy Carter, utilizzato per svolgere missioni speciali e soprattutto top secret. In questo, ha sostituito lo USS Parche, ed è l’ultimo rappresentante di una “dinastia” di battelli usati per l’ingegneria subacquea, iniziata alla fine degli anni sessanta con lo USS Halibut.

Incidenti

  • 27 aprile 2003: USS Connecticut (classe Seawolf). In occasione di un’esercitazione, il sottomarino emerse al polo nord attraverso il ghiaccio. Qui venne letteralmente attaccato da un orso polare, che si mise a colpire e mordere il timone di coda. Danni molto lievi e probabile stupore/divertimento dell’equipaggio.
  • 2 ottobre 2021: USS Connecticut (classe Seawolf). Collisione con un rilievo subacqueo non segnalato sulle mappe (versione ufficiale) mentre il battello navigava nel Mar Cinese Meridionale. Quindici marinai sono rimasti feriti, in modo non grave. Il sottomarino è rimasto danneggiato (niente che riguardi il reattore). Il comandante ed altri due ufficiali sono stati destituiti.
USS Connecticut attaccato da un orso - Classe Seawolf
Un orso polare “attacca” il timone dello USS Connecticut, il 27 aprile 2003. La foto è stata scattata attraverso il periscopio. I danni al sottomarino furono minimi. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: Mark Barnoff, US Navy. US Public Domain

Esemplari costruiti

Una cosa che salta all’occhio, guardando i tre esemplari della classe Seawolf, sono i nomi delle unità. Premesso che la US Navy ha delle convenzioni per i nomi delle unità navali (eccole), solitamente questi sono abbastanza uniformi all’interno della singola classe, con qualche eccezione (del tipo che in mezzo a città e Stati, ogni tanto compare un ammiraglio o un senatore). Qui, invece, abbiamo:

  • USS Seawolf: un pesce oceanico, che in italiano chiamiamo lupo di mare. Pare che un ammiraglio volesse tornare alla “vecchia” usanza di dare ai sottomarini nomi di pesci;
  • USS Connecticut: uno Stato USA;
  • USS Jimmy Carter: un Presidente degli Stati Uniti. Tra l’altro, al momento dell’ingresso in servizio, Carter era ancora vivente (cosa abbastanza rara, visto che di solito le navi vengono battezzate con nomi di personaggi non più in vita). Comunque, Jimmy Carter è stato l’unico presidente ad essere qualificato come sommergibilista. Non solo: aveva anche terminato l’addestramento come ufficiale anziano per essere imbarcato sullo USS Seawolf (quello degli anni cinquanta). Tuttavia, dovette rinunciare alla carriera militare a causa della morte del padre, per seguire gli affari di famiglia.
USS Jimmy Carter & Jimmy Carter
Una foto molto particolare: l’ex Presidente degli Stati uniti Jimmy Carter con il modellino dello USS Jimmy Carter. La foto è stata scattata nel 1998. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: Staff Sgt. Keith A. Stevenson, DoD. US Public Domain

Altra questione curiosa è il numero di identificazione dello scafo. Tutte le navi della US Navy, infatti, hanno una numerazione strettamente cronologica, a seconda del tipo. Ad esempio: prima dello USS Los Angeles (SSN-688), ci sono stati altri 687 sottomarini di tutti i tipi (inclusi quelli autorizzati e poi cancellati). Il Seawolf “sfoggia” un improbabile SSN-21: il numero 21 era già stato usato, ovviamente, su un altro battello, lo USS F-2 degli anni dieci. Questa numerazione alternativa fu un’idea del vice ammiraglio Thunman: secondo lui, il sottomarino del 21° secolo doveva chiamarsi SSN-21.

USS Seawolf (SSN-21)

Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 25/10/1989
Varo: 24/06/1995
Ingresso in servizio: 19/07/1997
Status: in servizio
Note:

USS Connecticut (SSN-22)

Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 14/09/1992
Varo: 01/09/1997
Ingresso in servizio: 11/12/1998
Status: in servizio
Note:

USS Jimmy Carter (SSN-23)

Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 05/12/1998
Varo: 13/05/2004
Ingresso in servizio: 19/02/2005
Status: in servizio
Note: missioni speciali

Fonti

(immagine di copertina tratta da Wikimedia Commons. Credits: DoD. US Public Domain)

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