Classe George Washington

Classe George Washington, i primi SSBN della storia

I classe George Washington sono stati i primi sottomarini nucleari lanciamissili balistici (SSBN) mai costruiti. Entrarono in servizio a partire dal 1959 con la marina statunitense, e furono realizzati in cinque esemplari.

Questi sottomarini, insieme con le successive classi Ethan Allen, Lafayette, James Madison e Benjamin Franklin, andarono a formare i cosiddetti “41 for Freedom“, il gruppo di battelli atomici subacquei che per lungo tempo costituirono lo strumento di deterrenza nucleare della marina.

I George Washington erano largamente derivati dai contemporanei classe Skipjack: anzi, in realtà erano praticamente la stessa cosa, solo che erano stati allungati inserendo un compartimento con i pozzi dei missili balistici sublanciati (SLBM).

Questi sottomarini per l’epoca furono una vera rivoluzione ed erano estremamente moderni: i loro 16 missili Polaris, infatti, sistemati alle spalle della falsatorre, potevano essere lanciati direttamente in immersione, garantendo una furtività di azione ed una capacità di sopravvivenza sconosciuti a tutti gli altri battelli subacquei utilizzati fino a quel momento per le operazioni di deterrenza. Gli stessi sovietici non ebbero niente di paragonabile fino al 1967.

I George Washington, in un certo senso, stabilirono le regole base degli SSBN, ispirando quasi tutti i mezzi della stessa tipologia costruiti fino ad oggi.

Storia

Le origini

L’idea di montare un missile su un sottomarino non era nuova, e per dirla tutta non nacque nemmeno in America. La Germania nazista, infatti, nel 1943, ebbe l’idea di montare un razzo V2 su uno dei suoi U-boat, con l’intenzione di attaccare gli Stati Uniti continentali. L’idea era affascinante, ma rimase sulla carta. Tuttavia, nel dopoguerra fu ripresa dai Paesi vincitori. I primi in assoluto a metterla in pratica furono i sovietici, che modificarono alcuni battelli convenzionali della numerosissima classe Whiskey installandoci sopra uno o due R-11FM (la versione navale dei celebri Scud, quelli che Saddam lanciò durante la prima guerra del Golfo, nel 1991). Successivamente, sempre i sovietici misero in campo la classe Golf (1958), capace di trasportare tre missili inseriti dentro ad una gigantesca falsatorre. Si trattava sempre dei già citati R-11, che avevano una gittata di circa 150 km.

I “sottomarini Regulus”

Gli Stati Uniti iniziarono a “rispondere” nel 1957, quando iniziarono ad entrare in servizio i cosiddetti “sottomarini Regulus“. Furono chiamati così perché imbarcavano, appunto, un numero variabile di missili Regulus.

Questo missile aveva una serie di limitazioni.

  • non era balistico ma da crociera: detto in altri termini, era facile da individuare ed intercettare (viaggiava ad una velocità sui 900 km/h).
  • la gittata era scarsa, meno di 1.000 km.
  • Il lancio doveva obbligatoriamente avvenire in emersione.
  • Il missile era a guida radar, quindi doveva essere guidato da un segnale radio emesso da un aereo o una nave per tutto il suo volo.
  • Con tutta la buona volontà, il numero di missili che un sottomarino poteva trasportare era limitato. Il “record” erano i cinque imbarcati sullo USS Halibut.

La marina americana era consapevole di questi limiti, e quindi decise di puntare direttamente sui missili balistici. Missili che, oltretutto, avrebbero dovuto essere lanciati in immersione.

Inizialmente, la marina iniziò a lavorare su quello che già esisteva: il PGM-19 Jupiter, un missile balistico terrestre a medio raggio da 2.400 km di gittata, che era in fase di sviluppo nella metà degli anni cinquanta. La US Navy era interessata ad una versione navale, compatibile con un sottomarino.

USS Robert e. Lee - Classe George Washington
Lo USS Robert E. Lee in navigazione. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: autore sconosciuto, US Military. US Public Domain

Il Progetto Nobska ed il missile Polaris

Il punto di svolta arrivò nel 1956, con il Progetto Nobska. Molto in breve, si trattava di uno studio incentrato sulla guerra sottomarina, e di come la propulsione nucleare subacquea l’avrebbe influenzata (chi volesse approfondire trova tutto su Wikipedia). Durante una delle riunioni, il fisico Edward Teller ipotizzo di poter realizzare una testata nucleare compatta da un megatone di potenza. Successivamente la potenza prevista venne ridotta, ma alla marina l’idea di una testata compatta piaceva, e parecchio. Il Jupiter, infatti, era una soluzione di ripiego, perché aveva due problemi piuttosto rilevanti.

  • Il primo riguardava le dimensioni: era lungo 18 metri e largo 2,6, con delle ingombranti alette stabilizzatrici a forma di croce in coda. Insomma, non era la forma ideale per un sottomarino, e l’idea di imbarcarne un gran numero era abbastanza irrealistica: non oltre quattro, secondo le stime dei tecnici di allora.
  • Il secondo problema invece era il combustibile. Il Jupiter, infatti, aveva un propulsore a combustibile liquido, che era piuttosto instabile e volatile: non proprio il massimo, a bordo di un sottomarino. Oltretutto, aveva una velocità iniziale piuttosto bassa, il che era un grosso svantaggio in certe condizioni di mare, con il battello in movimento ed in immersione (i requisiti della marina per il nuovo missile). L’ideale sarebbe stato un missile a propellente solido.
Polaris SLBM
Il lancio di un SLBM Polaris, da parte dello USS Robert E. Lee, il 20 novembre 1978. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: US Navy. US Public Domain

Quindi, non appena la marina americana intravide la possibilità di avere una testata nucleare compatta e di potenza elevata (diciamo intorno al mezzo megatone), incaricò la Lockeed Missiles and Space Company di realizzare qualcosa di adatto. Il risultato fu il Polaris A-1, un missile da 2.200 km di gittata ed una singola testata nucleare da 600 kilotoni. Le sue dimensioni lo rendevano adatto ad essere imbarcato in numerosi esemplari su un sottomarino, visto che era lungo poco più di 8,5 metri ed aveva un diametro di 1,4: praticamente un nano in confronto al Jupiter! Oltretutto, era anche a propellente solido! Certo, prima che funzionasse come previsto ci vollero qualcosa come una quindicina di lanci di prova, ma alla fine la marina aveva il suo missile.

Ed il sottomarino?

La classe George Washington

La marina ordinò una classe di sottomarini nucleari lanciamissili balistici il 31 dicembre 1957: aveva una certa fretta, tanto che richiese alla Electric Boat (General Dynamics) di convertire un paio dei battelli da attacco che aveva in costruzione. L’azienda all’epoca stava lavorando sulla nuova classe Skipjack, con il loro innovativo scafo a goccia pensato per massimizzare le prestazioni in immersione. Quindi, la soluzione più ovvia fu quella di iniziare modificando un paio di questi. La scelta cadde sugli USS Scorpion (che era stato appena iniziato) e Sculpin (ancora da iniziare).

La Electric Boat non perse tempo: si limitò a prendere il progetto dello Skipjack ed a modificarlo aggiungendo una sezione di 40 metri con i pozzi dei missili balistici. Nel caso del primo esemplare, lo USS Scorpion, l’intervento fu drastico: visto che la costruzione era già iniziata, il sottomarino venne letteralmente “segato” sullo scalo, fu aggiunta la sezione missili e successivamente “risaldato”. Il nome venne cambiato in USS George Washington, fu varato nel giugno 1959 ed entrò in servizio nel dicembre dello stesso anno.

La costruzione avvenne nel solito cantiere navale di Groton, in Connecticut.

USS Patrick Henry - Classe George Washington
Lo USS Patrick Henry negli anni settanta. Il sottomarino è raffigurato in navigazione, con l’equipaggio in coperta. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: US Navy. US Public Domain

Descrizione tecnica

Uno Skipjack “allungato”

I George Washington erano piuttosto grossi, almeno per l’epoca: 116 metri di lunghezza (i 76 metri degli Skipjack a cui ne erano stati aggiunti 40 per il compartimento missili), per un dislocamento in immersione di 6.700 tonnellate.

Da un punto di vista tecnico, lo abbiamo detto, erano una versione allungata della classe Skipjack. Quindi, con questi sottomarini condividevano:

  • il reattore S5W con nucleo di quinta generazione, fabbricato dalla Westinghouse;
  • la formula con una singola elica, con la sistemazione “a croce” dei timoni verticali e orizzontali di poppa;
  • i timoni di prua sulla falsatorre;
  • la lega in acciaio HY-80 ad elevata resistenza;
  • la soluzione di inserire in un unico ambiente le funzioni tipiche della torre di comando, della sala controllo e di attacco, ottimizzando tutti i processi di bordo.
  • i sei tubi lanciasiluri da 533 mm sistemati a prua;

Praticamente, erano identici a parte per la sezione con i missili.

Classe George Washington
Profilo di un George Washington. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: Mike1979 Russia. Public Domain

Il compartimento missili

Questa era la vera novità dei George Washington. Si trattava di un compartimento di 40 metri, che era stato aggiunto alle spalle della falsatorre, subito dopo la zona comando e prima del compartimento reattore. Qui vi erano ben 16 pozzi verticali per missili UGM-27 Polaris A-1, sistemati in due file parallele e che potevano essere lanciati in immersione, con sottomarino in movimento. Questa soluzione venne ripresa da praticamente tutti gli SSBN realizzati successivamente, con le uniche eccezioni (sovietiche) delle classi Hotel e Typhoon.

Il compartimento missili era la cosa che distingueva questi sottomarini dagli Skipjack. Oltre ad essere più lunghi, infatti, avevano anche una specie di “sovrastruttura” dietro alla falsatorre, una vera e propria “gobba” dalle linee squadrate che in sostanza serviva a contenere le parti terminali dei Polaris. Questi infatti non erano abbastanza compatti per entrare nello scafo a goccia originale, e quindi i progettisti furono costretti ad adottare questa soluzione. Bisogna dire che, alla fine, questa “gobba” fu abbastanza discreta: in giro, anche in epoche più recenti, è stato fatto decisamente di peggio…

Classe George Washington - Schema
Raffigurazione della struttura interna di un sottomarino della classe George Washington. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: US Navy. US Public Domain

Prestazioni

La velocità massima che poteva raggiungere non è chiara: alcune fonti riportano 15-16 nodi in emersione e 20-22 in immersione, mentre altre, rispettivamente, 20 e 25. Sicuramente, era più bassa degli Skipjack: l’impianto propulsivo era esattamente lo stesso, solo che i 15.000 hp dovevano “spingere” 2-3.000 tonnellate in più. Probabilmente, la “coppia” 20-25 nodi è troppo elevata…

Il doppio equipaggio

I George Washington avevano ben due equipaggi: Gold e Blue. Si tratta di una soluzione che diventerà tipica di tutti gli SSBN, almeno quelli occidentali. In pratica, i due equipaggi si alternano: mentre uno è imbarcato, l’altro è in licenza o addestramento. Si tratta di una soluzione molto efficace, visto che consente ai battelli di svolgere crociere di deterrenza più spesso, ma contemporaneamente costosa (le spese per il personale, semplicemente, raddoppiano). Comunque, il numero di effettivi imbarcati sui Washington era di 112-128 elementi.

Classe George Washington (1959)

Versione base, realizzata in cinque esemplari.

  • Lunghezza: 116,3 metri (381,6 piedi)
  • Larghezza: 10 metri (33 piedi)
  • Pescaggio: 8,84 metri (29 piedi)
  • Dislocamento in emersione: 5.959 tonnellate
  • Dislocamento in immersione: 6.709 tonnellate
  • Propulsione: 1 reattore nucleare S5W, 15.000 hp, 1 elica
  • Velocità: 15-16 nodi in emersione, 20-22 in immersione
  • Profondità operativa: 210 metri
  • Profondità massima: ?
  • Equipaggio: 112-128
  • Autonomia: giorni
  • Armamento: 16 missili balistici UGM-27 Polaris A-1; 6 tubi lanciasiluri da 533 mm

Classe George Washington (UGM-27C Polaris A-3)

Tra il 1964 ed il 1965, tutte le cinque unità ricevettero i nuovi missili Polaris A-3. Questi ordigni erano molto più potenti dei precedenti: 4.600 km di gittata, con un carico bellico di 3 testate nucleari da 200 kilotoni. Vero, erano un po’ più grossi (raggiungevano i 9,8 metri e pesavano tre tonnellate in più), ma le prestazioni erano decisamente superiori. La conversione fu piuttosto rapida, segno che le modifiche necessarie furono minime.

Classe George Washington – SSN

Dopo il 1979, su tutti i battelli della classe vennero disattivati i pozzi di lancio dei Polaris. Infatti, i trattati SALT II per la limitazione degli armamenti strategici imponevano un numero massimo di SLBM, e la marina americana dovette “fare posto” ai nuovi classe Ohio, allora in costruzione. Su cinque unità, tre vennero brevemente utilizzate come sottomarini nucleari da attacco (ricevendo un nuovo simbolo di classificazione dello scafo: SSN).

Servizio operativo

I Washington in azione

Il capoclasse USS George Washington (SSBN-598) bruciò le tappe: il 20 luglio 1960 lanciò il primo Polaris in immersione, e tra il novembre ed il gennaio 1961 svolse la sua prima crociera di deterrenza. Entro il marzo 1961, tutte e cinque le unità entrarono in servizio. I primi due vennero realizzati a Groton, gli altri a Mare Island, Newport e Portsmouth.

Le cinque unità ricevettero nomi di Presidenti, politici o generali statunitensi.

La marina americana, per questi sottomarini, creò appositamente un nuovo simbolo di classificazione di scafo, SSBN: Ship Submersible Ballistic (Nuclear), ovvero sottomarino a propulsione nucleare con missili balistici.

Nel 1964, quando fu finalmente disponibile un numero sufficiente di SSBN, la marina americana destinò ad altri impieghi tutti i “sottomarini Regulus”, con i loro missili da crociera.

Varo dello USS Patrick Henry - Classe George Washington
Il varo dello USS Patrick Henry, il 22 settembre 1959. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: US Navy. US Public Domain

I Washington furono utilizzati in maniera molto intensa durante la loro intera vita operativa, con l’eccezione degli ultimi anni. Dal 1971, iniziarono ad entrare in servizio i nuovi missili imbarcati UGM-73 Poseidon. Numerosi sottomarini tra i “41 for Freedom” vennero convertiti per imbarcare il nuovo ordigno, ma non i Washington. Questi, insieme agli Ethan Allen (anche loro rimasti con i Polaris), furono trasferiti nell’Oceano Pacifico, e basati a Pearl Harbor, nelle Hawaii. Qui sopravvissero come SSBN per qualche altro anno, per poi concludere la loro carriera come sottomarini nucleari da attacco. L’ultimo esemplare venne radiato nel 1985.

Tutte le unità furono demolite a Bremerton, negli anni novanta. Oggi la falsatorre dello USS George Washington è conservata al Submarine Force Library and Museum, di Groton. Se la volete ammirare (insieme ad un sacco di altre cose interessanti), suggeriamo un viaggio in Connecticut.

Valutazioni

Questi sottomarini furono i primi battelli atomici subacquei ad imbarcare missili balistici sublanciati mai realizzati, e stabilirono le regole per praticamente tutti i loro successori. Non solo: nonostante siano stati i primi, infatti, erano anche piuttosto avanzati per l’epoca. I sovietici, ad esempio, non ebbero niente di lontanamente paragonabile fino al 1967, anno in cui entrò in servizio il primo esemplare della classe Yankee. Fino a quel momento, ai 16 missili dei Washington, la marina con la stella rossa aveva potuto opporre solo le classi Golf ed Hotel: a parte che solo i secondi erano atomici, questi sottomarini potevano portare a malapena tre missili, che oltretutto dovevano essere lanciati in emersione!

Secondo alcuni, si è trattato dei sottomarini che hanno più influenzato il mondo nel ventesimo secolo. Probabilmente è vero, ma la cosa certa è che fornirono agli Stati Uniti una potenza di fuoco atomica che sarebbe stata inimmaginabile fino a pochi anni prima (con grande gioia dei sovietici, che si ritrovarono ad inseguire).

Insomma, i George Washington hanno costituito una vera pietra miliare nella storia della guerra subacquea, aprendo la strada ad una nuova generazione di mezzi, gli SSBN, che oggi costituiscono uno dei più efficaci strumenti di deterrenza nucleare a disposizione dei vari Paesi.

USS George Washington
Lo USS George Washington in un bacino di carenaggio a secco a Pearl Harbor, nel 1973. Fonte: Wikimedia Commons. Credits: US Navy. US Public Domain

Incidenti

  • 13 marzo 1968: USS Theodore Roosevelt (classe George Washington). Mente era in navigazione al largo della Scozia (dove la marina americana aveva una base avanzata per SSBN), il sottomarino urtò il fondale. Nessun ferito ma qualche danno alla prua.
  • 9 aprile 1968: USS Robert E. Lee (classe George Washington). Mentre navigava in immersione nel Mar d’Irlanda, il sottomarino rimase impigliato nelle reti di un peschereccio francese. Nessun danno all’unità militare, ma profondo disappunto dei pescatori per il pesce perduto.
  • 9 aprile 1981: USS George Washington (classe George Washington). Mentre stava emergendo vicino alle coste del Giappone, il sottomarino urtò la chiglia della nave da trasporto nipponica Nissho Maru, provocandone l’affondamento e la morte di due membri dell’equipaggio. In Giappone la cosa provocò proteste feroci: non era stato fatto nessun tentativo di soccorrere i naufraghi, il George Washington era troppo vicino alle coste giapponesi ed oltretutto gli americani avevano aspettato 24 ore prima di avvertire le autorità. Inizialmente gli americani provarono a minimizzare le loro responsabilità (“c’era la nebbia e non l’abbiamo visto”, “non ce ne siamo accorti”, “non pensavamo stesse affondando”) ed offrirono risarcimenti, ma le polemiche non si placarono. Alla fine, la marina americana dovette ammettere le sue responsabilità, affermando che l’incidente fu dovuto ad una serie di sfortunate coincidenze, unite ad errori da parte di alcuni membri dell’equipaggio del sottomarino. Per la cronaca, lo USS George Washington ebbe alcuni danni alla falsatorre.

Esemplari costruiti

USS George Washington (SSBN-598)

Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 01/11/1957
Varo: 09/06/1959
Ingresso in servizio: 30/12/1959
Status: radiato il 24/01/1985
Note: ex USS Scorpion; 1983: SSN-598. Demolito nel 1998

USS Patrick Henry (SSBN-599)

Cantiere: Electric Boat (Groton)
Impostazione: 27/05/1958
Varo: 22/09/1959
Ingresso in servizio: 11/04/1960
Status: radiato il 25/05/1984
Note: 1982: SSN-599. Demolito nel 1997

USS Theodore Roosvelt (SSBN-600)

Cantiere: Mare Island
Impostazione: 20/05/1958
Varo: 03/10/1959
Ingresso in servizio: 13/02/1961
Status: radiato il 28/02/1981
Note: demolito nel 1995

USS Robert E. Lee (SSBN-601)

Cantiere: Newport News
Impostazione: 25/08/1958
Varo: 19/12/1959
Ingresso in servizio: 15/09/1960
Status: radiato il 01/12/1983
Note: 1983: SSN-601. Demolito nel 1991

USS Abraham Lincoln (SSBN-602)

Cantiere: Portsmouth (Kittery)
Impostazione: 01/11/1958
Varo: 14/05/1960
Ingresso in servizio: 08/03/1961
Status: radiato il 28/02/1981
Note: demolito nel 1994

Fonti

(immagine di copertina tratta da Wikimedia Commons. Credits: US Navy. US Public Domain)

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